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Spreco alimentare, perché preferiamo frutta e verdura esteticamente bella a quella brutta

Spreco alimentare, perché preferiamo frutta e verdura esteticamente bella a quella brutta

Lo spreco è direttamente proporzionale alle scelte dei consumatori e frutta e verdura brutte alla vista troppo spesso finiscono nel bidone

Cosa intendiamo per frutta e verdura brutta? Spesso l’imperfezione estetica dei prodotti viene confusa dal consumatore finale come sinonimo di cattivo. Certamente questo non è vero, anzi lo è il contrario. Eppure, un gruppo di ricerca dell’Ohio State University ha scoperto che esiste un limite oltre il quale il consumatore non riesce ad acquistare frutta e verdura imperfetta.

Secondo lo studio, il nostro limite di tolleranza è appena del 40%. Ovvero, in un sacchetto contenente 10 patate solo 4 possono apparire brutte, pena il mancato acquisto. E se è vero che lo spreco passa dalle scelte del consumatore, allora su questo fronte bisogna sicuramente fare di più.

frutta e verdura brutta
FOTO: Peter Wendt @Unsplash

Le conseguenze dello spreco alimentare

Ogni anno l’Europa spreca circa 50 milioni di tonnellate di prodotti alimentari per ragioni estetiche. Questi cibi, cioè, non sono mai arrivati nei nostri negozi perché non conformi a uno standard di “bellezza” imposto dagli stessi regolamenti europei. E mentre circa tre miliardi di persone sul pianeta non possono contare su una dieta alimentare completa, ogni anno un terzo della produzione globale di frutta e verdura brutta va al macero. In questo sistema il consumatore ha un ruolo centrale, poiché i criteri di selezione applicati a frutta e verdura destinati alla grande distribuzione, di fatto, rispondono alle scelte del compratore finale.

Perché scegliere frutta e verdura brutta contro lo spreco

Si stima che l’impatto ambientale legato alla produzione di cibo che poi verrà sprecato, perché brutto, equivarrebbe alle emissioni di gas serra prodotte da circa 400.000 automobili ogni anno. Dunque, preferire frutta e verdura esteticamente bella a quella brutta non è solo illogico, ma anche dannoso. Un’ammaccatura, una forma insolita o una buccia meno brillante non tolgono nulla al sapore o alle proprietà di un alimento, semmai è vero il contrario. Di solito, infatti, queste imperfezioni sono il risultato di una coltivazione più naturale, priva di additivi, quindi più salutare. Inoltre, è una scelta di sostenibilità, perché coltivare biologico significa gravare meno sull’ambiente e sulla salute di tutti, anche dei consumatori.

La soluzione antispreco di Bella Dentro

Uscendo dalle logiche della grande distribuzione, e mossi dalla volontà di garantire un sistema più equo e solidale, in Italia sono nate un po’ ovunque piccole realtà impegnate a dare nuova vita a frutta e verdura brutta scartata dai supermercati.

Un esempio su tutti, il progetto Bella Dentro, una frutteria antispreco che in Ape ha battuto ogni angolo della città di Milano, vendendo frutta e verdura brutta, ma buona, a prezzi vantaggiosi. Grazie all’impegno di Luca e Camilla, ideatori del progetto, in un anno e mezzo Bella Dentro ha salvato oltre 35 tonnellate di frutta, verdura e ortaggi destinati al macero. Invertire la tendenza dal basso è possibile e per i consumatori è arrivato il momento di dare un segnale concreto di maggiore responsabilità ecologica e consapevolezza dello spreco.


Elza Coculo
Elza Coculo
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Giornalista pubblicista, in continua formazione per attitudine, mi piace scrivere di tematiche ambientali, sostenibilità e innovazione. Attenta al presente, curiosa per il futuro, sono un’ottimista, convinta che l’unica cosa che ci renda migliori sia la volontà di migliorarsi.
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