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Perché molti progetti di riforestazione stanno diventando un fallimento

Perché molti progetti di riforestazione stanno diventando un fallimento

Considerati una via per contrastare la crisi climatica, i progetti di riforestazione in molti casi si stanno rivelando un fallimento

I progetti di riforestazione, ovvero la piantumazione di grandi quantità di alberi, sono tra le attività in cima alla lista di politici e aziende per contrastare i cambiamenti climatici. Basti pensare all’iniziativa lanciata nel 2020 dal World Economic Forum in occasione dell’importante meeting annuale di Davos (Svizzera) che proponeva di piantare un trilione di alberi. E, più di recente, si è sentita anche in Italia qualche promessa elettorale di questo tenore. Il problema è che molti di questi progetti avviati in giro per il mondo si stanno rivelando un fallimento. Ecco perché.

Perché molti progetti di riforestazione stanno diventando un fallimento
Foto: George Bakos @Unsplash

Il fallimento di molti progetti di riforestazione

Ad accendere un faro sul fallimento di molti progetti di riforestazione lanciati in giro per il pianeta è stato un articolo di YaleEnvironment360. La ragione principale di questi flop è che, dopo l’entusiasmo iniziale fatto di proclami e titoloni sui giornali, le piantumazioni non vengono curate a dovere una volta effettuate. Il che si traduce in spreco di lavoro e soprattutto di investimenti che potrebbero essere usati in maniera più efficace per contrastare la crisi climatica.

Tutto ciò, tuttavia, spesso passa inosservato per il modo in cui viene misurato il successo di queste iniziative: vengono infatti presi in considerazione i tassi di piantumazione, quindi i numeri di alberi messi a terra, anziché i tassi di sopravvivenza delle piante stesse. Se a ciò si aggiunge che nella maggior parte dei casi il periodo di monitoraggio a lungo termine arriva al massimo ai tre anni, i progetti finiscono presto nel dimenticatoio. E così quello che rimane sono quelle che in inglese vengono dette phantom forests, foreste fantasma.

Gli alberi nel posto sbagliato

I motivi per cui una parte dei progetti di riforestazione non hanno successo sono diversi. Uno dei principali è la piantumazione degli alberi sbagliati oppure degli alberi giusti nei posti sbagliati. Un esempio di un grande insuccesso è quello della provincia di Camarines Sur, sull’isola filippina di Luzon. Qui nel 2012 vennero messe a dimora lungo la costa un milione di piantine di mangrovia in solo un’ora.

L’operazione valse anche l’assegnazione del Guinness Word Record al governatore della provincia. Ma, a distanza di dieci anni, solo il 2% delle piante è sopravvissuto, mentre il resto è morto o è stato spazzato via da mareggiate e alluvioni. Un esito del genere lo ha avuto anche un’iniziativa simile nello Sri Lanka.

La mancanza di dialogo con le comunità locali

Un’altra ragione che porta al fallimento sono le cattive relazioni con le comunità locali che vivono nei territori scelti per i progetti di riforestazione. Di frequente, le organizzazioni impegnate nel settore non chiedono agli abitanti del posto quali alberi preferirebbero vedere piantati o suggerimenti sul luogo più adatto alla piantumazione.

Non sorprende quindi di assistere a episodi di boicottaggio. Nel nord del Malawi, ad esempio, i locali hanno abbattuto le recinzioni e bruciato la nascente foresta per reimpossessarsi del terreno e trasformarlo in un pascolo. Un caso di vera e propria competizione per il suolo. In Nigeria, invece, due progetti hanno fatto flop perché gli abitanti hanno tagliato tutti i nuovi alberi per ricavarne legname, mentre hanno conservato solo quelli da frutto.

Fallimento dei progetti di riforestazione, le conseguenze

I progetti di riforestazione rischiano così di passare da soluzione per assorbire anidride carbonica e contrastare i cambiamenti climatici a fattore in grado di complicare la lotta al fenomeno. Ciò in quanto le foreste fantasma rischiano di essere vendute come crediti di carbonio, ovvero come certificati che le aziende acquistano per compensare le emissioni rilasciate dalle loro attività, che non corrispondono a qualcosa di esistente.

Oppure potrebbero essere conteggiate per calcolare le emissioni nette di un Paese, falsando i dati e di conseguenza il raggiungimento di determinati obiettivi climatici. Insomma, se si vuole continuare a parlare di alberi e nuove foreste, bisognerà prendere sul serio questi impegni di riforestazione.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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