La storia dell’assenzio inizia nel 1800 e nel tempo la bevanda, nota come Fata Verde, è stata protagonista di leggende di ogni tipo.
L’assenzio è un alcolico estremamente popolare, che può vantare una lunga storia. Esso è nato come tonico ed è diventato presto protagonista del folklore mondiale. La sua popolarità è cresciuta così rapidamente da renderlo presto l’oggetto di imitazioni poco convincenti prima e di un severo bando poi. Oggi la consapevolezza sulla bevanda è aumentata, ma fare attenzione a cosa si ha nel bicchiere rimane importante.
L’assenzio nella storia
L’assenzio ha una storia interessante e complessa. La bevanda è ricavata distillando l’Artemisia Absinthium, un arbusto particolarmente diffuso in ambiente alpino, insieme ad altri ingredienti come finocchio, anice, issopo, melissa e coriandolo. La pianta era utilizzata già nell’antichità per preparare tonici ma a trasformarla nel noto alcolico ci ha pensato il medico Pierre Ordinaire, nel 1792.
Egli ideò a Couvet, comune svizzero, un elisir di erbe presentandolo come una medicina in grado di combattere qualsiasi malanno. Il potente distillato (circa 60° di gradazione alcolica) venne, poi, commercializzato dalle sorelle Henriod, ancora di Couvet, che avevano avuto la ricetta da Ordinaire stesso. Nel 1800 la bevanda divenne estremamente popolare e le fu attribuito il nome di Fata Verde, proprio per il colore che la caratterizza.
Storia dell’assenzio: perché era illegale?
La storia dell’assenzio è strettamente intrecciata a mistero e leggende. La bevanda è, infatti, diventata, a un certo punto, talmente popolare, soprattutto in Francia, da dare il nome all’ora dell’aperitivo. A metà Ottocento, dunque, intorno alle 5, iniziava la cosiddetta “Ora Verde”. Nel 1910 in Svizzera e nel 1915 in Francia si è, però, arrivati alla messa al bando dell’assenzio.
La bevanda, a cui sono state attribuite fasulle proprietà allucinogene, è diventata, da una parte, il capro espiatorio nella lotta contro l’alcolismo e ha innescato, dall’altra, una serie di dinamiche commerciali. A fare pressione sui governi sono state, infatti, anche le aziende attive nella vendita di distillati da vino, che vedevano i propri imperi messi a rischio. Il fatto che nel 1910 in Francia siano stati consumati 36 milioni di litri di assenzio offre un dato indicativo.
Assenzio: dalla storia del liquore a oggi
La storia dell’assenzio appare oggi tutt’altro che conclusa. In Italia la bevanda è stata messa al bando nel 1939, ma al tempo nel Paese è rimasto consentito il consumo di altri alcolici contenenti Artemisia Absinthium. In Spagna e nel Regno Unito, però, il divieto non è mai entrato in vigore. Ciò ha portato, nel momento in cui si è provveduto a uniformare le legislazioni all’interno dell’Unione Europea, a revocare il provvedimento anche negli altri Stati.
Le leggi fissano, però, il limite di tujone, molecola tossica se assunta in grandi quantità, che può contenere l’assenzio a 35 milligrammi per chilogrammo. In alcuni Paesi vigono, poi, dei precisi criteri, che le bevande definite “assenzio” devono rispettare. In Italia, e altrove, tali norme mancano e ciò facilita la proliferazione di prodotti di dubbia qualità.
La storia dell’assenzio è costellata anche di rituali. La bevanda andrebbe, infatti, diluita con acqua ghiacciata per creare l’effetto louche, ovvero l’intorbidimento della bevanda. Oggi alcuni servono il distillato con una zolletta di zucchero, che viene, poi, bruciata. La pratica, oltre a non avere nulla di tradizionale, altera il sapore dell’assenzio in modo negativo, dato che conferisce un retrogusto bruciato sgradevole.