Il rafano è una radice che può vantare proprietà antiossidanti e antibatteriche, ma sfruttare il suo sapore pungente può non essere semplice.
Il rafano è un vegetale particolarmente apprezzato nell’Est dell’Europa, ma trova ampio spazio anche nella cucina di molte regioni italiane. La radice si dimostra un concentrato di nutrienti e consumarla significa portare benefici a varie parti dell’organismo. La priorità diventa allora capire come sfruttare il gusto unico che il vegetale sa conferire ai piatti.
Cosa contiene il rafano?
Il rafano, il cui nome scientifico è Armoracia Rusticana, è un vegetale appartenente alla famiglia delle crucifere, come cavoli e rape. Si tratta di una radice che contiene grandi quantità di nutrienti. Essa è ricca di sali minerali fra cui spiccano potassio, calcio, fosforo e magnesio. Non manca nemmeno la vitamina C e ben rappresentate sono anche quelle del gruppo B.
Il rafano si dimostra, per altro, una buona fonte di fibre ed è composto per il 95% di acqua. Interessante è, inoltre, l’apporto di folati che la radice può dare. Dal punto di vista delle calorie il vegetale si rivela amico di chi vuole mantenersi in forma. 100 grammi di prodotto contengono infatti solo 48 kcal.
Rafano: proprietà e controindicazioni
Il rafano può vantare molte proprietà e inserirlo nella propria dieta significa ottenere diversi effetti benefici. La radice è, in primis, un potente antiinfiammatorio naturale. Grazie alla presenza di glucosinolati essa esercita anche una significativa azione antiossidante. Aiuta, cioè, a difendere l’organismo dai danni dei radicali liberi. La buona quantità di fibre fa sì che il rafano favorisca la regolarità intestinale, mentre l’acqua rende il vegetale nemico della ritenzione idrica.
Il solfuro di allile gli conferisce, inoltre, proprietà antibatteriche e antimicrobiche che lo trasformano in una buona arma per contrastare le infezioni delle vie urinarie. A trarre beneficio dal consumo di rafano sono, infine, i processi digestivi. Cautela è consigliata a chi soffre di disturbi gastrici, come gastrite o reflussi, o ha problemi renali. Il consumo è, poi, sconsigliato alle donne in gravidanza e a chi ha problemi alla tiroide.
Il rafano nelle ricette
Per sfruttare al meglio le proprietà del rafano è necessario utilizzarlo in maniera corretta. Il sapore deciso fa, infatti, in modo che le dosi siano fondamentali, così come una adeguata lavorazione della materia prima. Il rafano può essere utilizzato crudo per insaporire fresche insalate o altre preparazioni. Viene in genere tagliato a strisce sottilissime o grattugiato sopra gli alimenti.
In alcune zone della Basilicata quest’ultima pratica gli ha fruttato la definizione di “tartufo dei poveri”. La radice è anche la base per una nota salsa detta salsa cren, dove viene mescolato con aceto, mollica di pane e zucchero. Questa è perfetta per accompagnare i bolliti di carne. Nulla vieta, comunque, di cuocere il rafano. Tale tecnica è in genere scelta per preparazioni più elaborate, come quelle del gulasch.
Il rafano è un vegetale che sa riservare sorprese come dimostrato dalle considerazioni su proprietà e benefici a esso connessi. Meno noti, ma non da trascurare, sono allora i possibili utilizzi della radice come rimedio topico. Essa può essere applicata per alleviare i sintomi di herpes o dermatiti, ma moderazione deve rimanere la parola d’ordine. Ciò rimane vero anche in caso di ingestione. Pochi grammi di rafano al giorno rappresentano il limite da non superare.