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Qual è la provenienza del grano utilizzato per la pasta che mangiamo?

Qual è la provenienza del grano utilizzato per la pasta che mangiamo?

La pasta è un alimento cardine della nostra alimentazione ma, in questi tempi difficili, capire la provenienza del grano usato per produrla è un’esigenza.

La pasta è fra gli alimenti che non mancano mai nelle case degli italiani, ma oggi le vicissitudini legate alla provenienza del grano necessario per produrla preoccupano. Il nostro Paese è, infatti, particolarmente dipendente dalle importazioni e i Paesi di riferimento sono diversi. Crisi climatica e situazione socio-politica hanno un loro impatto e attrezzarsi per tempo è fondamentale.

provenienza grano pasta

Grano italiano?

Chiunque si è interrogato almeno una volta sulla provenienza del grano impiegato per la produzione della pasta. Il primo istinto potrebbe essere quello di credere che l’eccellenza italiana si basi solo su colture del Bel Paese, ma, come spesso accade, la fretta è cattiva consigliera. In Italia, infatti, il consumo di pasta è equivalente a 23 kg pro capite l’anno. Il grano duro necessario a garantire simili scorte ammonta, dunque, a circa 6 milioni di tonnellate. Il nostro Paese ne produce, però, poco meno di 4 milioni all’anno e deve, quindi, ricorrere all’importazione. L’Italia è, per altro, il maggiore esportatore mondiale di pasta e, per mantenere tale status, appoggiarsi ai raccolti esteri è altrettanto necessario.

Da dove importiamo il grano per la pasta?

Farsi domande sulla provenienza del grano utilizzato per produrre la pasta è, oggi, quasi inevitabile. L’Italia è tra i grandi produttori di grano duro dell’UE, ma è anche la nazione che ne importa le più grandi quantità. I principali Paesi di riferimento sono Canada e USA, seguiti da Kazakistan, Francia, Grecia e Spagna, in Europa. La produzione di grano duro italiano è, invece, concentrata tra Puglia, Basilicata, Molise e Campania. Tra le principali marche Barilla, Voiello e Rummo utilizzano grano nazionale al 100%, mentre, per esempio, Garofalo e De Cecco contano anche su materie prime provenienti da Paesi europei e non.

Il futuro della pasta italiana

I dati sulla provenienza del grano utilizzato per produrre la pasta non possono che impensierire. Russia e Ucraina, fra i principali fornitori di grano tenero, per il nostro Paese non svolgono un ruolo tanto significativo nell’approvvigionamento di grano duro. Il mercato mondiale resta però precario e i rincari nei prezzi lo dimostrano. Il clima impazzito sta, infatti, rendendo sempre più instabili i raccolti e in futuro si attendono solo peggioramenti. Coldiretti ha affermato che oggi l’Italia paga la scelta di puntare sui bassi prezzi e di favorire, così, le materie prime estere. Tornare a investire sull’agricoltura appare una priorità. Fare acquisti consapevoli, sfruttando la trasparenza promossa dalla nuova etichettatura, diventa allora un dovere dei consumatori.

La pasta italiana rimane un prodotto d’eccellenza, ma guardare con ansia ai dati sulla provenienza del grano è inevitabile. La pasta sembra un prodotto per ora destinato a rimanere accessibile ai più. La prospettiva di una crisi globale continua, però, a stagliarsi inquietante sullo sfondo del quadro. Forse ora il nostro prossimo piatto di spaghetti potrebbe persino sembrarci meno appetitoso.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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