L’origine del punch è da ricondurre all’India e dal XVII secolo a oggi il cocktail ha fatto la storia, subendo diverse variazioni.
Il punch è una delle bevande dell’inverno per eccellenza e tanto l’origine quanto la storia del cocktail sono oggetto di controversie. Ciò che è certo è che il corroborante drink che siamo abituati a considerare proprietà degli inglesi, è stato in realtà “importato” dall’India. La ricetta ha subito, per altro, nel tempo diverse variazioni e oggi ogni Paese ne prepara una propria versione.
Dove è nato il punch?
Il punch è un cocktail famoso, ma per capire origine e storia della bevanda bisogna fare un salto nel tempo. Pare certo che i primi a lasciarsi conquistare dal drink siano stati i marinai britannici, appartenenti alla Compagnia delle Indie Orientali, nel XVII secolo. Nel 1638 Johan Alberto de Mandelslo, un tedesco che dirigeva una fabbrica nella città indiana di Surat, scrisse che i suoi operai erano soliti consumare una bevanda a base di acquavite, acqua di rose, zucchero e succo di limone.
Per un po’ le controversie sugli alcolici da usare sono rimaste, ma il rum si è poi imposto come ingrediente principe. I marinai apprezzarono il drink anche grazie alla presenza del limone, che forniva protezione contro lo scorbuto, e lo portarono in patria. In breve il punch divenne popolare anche sulla terraferma.
Perché si chiama punch?
Il nome punch, diventato celebre nel corso della storia, è da ricondurre all’origine della bevanda. Si potrebbe credere che il riferimento sia proprio al vocabolo inglese “punch”, che significa letteralmente “pugno”, ma la realtà è che l’etimologia è del tutto diversa. Il termine deriva, infatti, dal sanscrito “Panch”. Questo potrebbe essere tradotto con la parola “cinque” e rappresenterebbe un cenno al numero di ingredienti con cui si prepara il drink.
In realtà le controversie sul numero di componenti non mancano, ma l’ipotesi rimarrebbe, comunque, la più accreditata. Un’altra teoria collega il nome alla parola “Puncheon” che indicherebbe un particolare tipo di barile della capienza di 80-120 galloni.
Quanti tipi di punch ci sono?
Il punch può oggi vantare una storia lunga e complessa che l’ha portato a subire diverse modifiche dalla sua origine. Oggi gli ingredienti utilizzati sono diversi, ma nella versione più classica vengono impiegati, in genere, rum, zucchero, acqua, spezie e succo di frutta. Le varianti più popolari prevedono l’utilizzo di agrumi, con arancia e mandarino in testa alla lista delle opzioni, ma non mancano nemmeno le varianti più creative.
Negli Stati Uniti il rum viene spesso sostituito dal bourbon e alla bevanda viene persino aggiunto del caffè. In Germania il drink assomiglia molto a un vin brulé, mentre in Svezia gli ingredienti si limitano a rum, zucchero e acqua. In Sud America il punch si trasforma in una sorta di sangria alternativa e nelle isole caraibiche si serve il Planterìs Punch, con rum, succo di limone, sciroppo di granatina e soda.
Nel corso della storia ciò che il punch non ha tradito è la propria origine di bevanda conviviale. È, infatti, tradizione presentare il drink caldo, all’interno di una bowl. Dentro di essa si colloca un mestolo con cui i commensali possono servirsi. Il cocktail si dimostra, allora, ottimo come aperitivo, come fine pasto digestivo, ma, grazie alla gradazione alcolica in genere contenuta, fa anche da merenda ideale nelle giornate fredde.