La plastica è un pericolo killer per gli uccelli marini pelagici e un nuovo studio ha mostrato che ciò è vero soprattutto nel Mediterraneo.
La plastica sta invadendo mari e oceani e per gli uccelli marini pelagici spesso ingerirla significa andare incontro a problemi di salute gravi o morte. Un nuovo studio, pubblicato in Nature Communications, ha ora mostrato che il mar Mediterraneo è un hotspot per questo tipo di inquinamento e che ciò aumenta il rischio di estinzione per alcune specie. Nuove ricerche e interventi appaiono urgenti.
Plastica nei mari e uccelli marini pelagici
A ribadire quanto la plastica possa essere pericolosa per gli uccelli marini ci ha pensato un team internazionale di oltre 200 ricercatori. Gli scienziati si sono concentrati sui Procellariformi, volatili che, oltre a passare la maggior parte del tempo al largo, pescano il proprio nutrimento in superficie e faticano a rigurgitare la plastica.
Il confronto tra le rotte di 7.137 uccelli, appartenenti a 77 specie, provenienti da 150 popolazioni che nidificano in 27 Paese ha dunque, evidenziato gli hotspot di inquinamento. È emerso che in Mar Mediterraneo, Mar Nero e lungo le coste del Pacifico Nord-Occidentale il rischio di ingestione è altissimo. Lo stesso vale per i vortici oceanici di Atlantico, Pacifico e Oceano Indiano.
Uccelli marini e plastica nel Mediterraneo
Per gli uccelli marini pelagici il Mar Mediterraneo è diventato un campo minato di plastica. Turismo e pesca sono praticamente onnipresenti e, trattandosi di un bacino chiuso, i materiali inquinanti non si disperdono come altrove. Nel Mare Nostrum vivono, per periodi più o meno lunghi dell’anno, quattro specie di uccelli pelagici: Berta Maggiore, Berta Minore, Berta delle Baleari e Uccello delle Tempeste. Questi si avvicinano alle coste solo per i periodi di riproduzione ed è proprio in tali fasi che i pericoli di ingerire plastica sono maggiori.
Recenti studi hanno dimostrato che la maggior parte dei volatili uccisi accidentalmente durante le operazioni di pesca presentano tracce di plastica nello stomaco, ma ciò non stupisce. Le correnti che trasportano le microplastiche per milioni di chilometri sono, infatti, le stesse che muovono il plancton di cui alcuni uccelli pelagici, e non solo, si cibano.
Perché la plastica è pericolosa per gli animali marini?
I nuovi dati sottolineano ancora una volta che l’ingestione di plastica da parte degli uccelli marini pelagici può essere estremamente dannosa. I pezzi più duri rischiano, infatti, di causare perforazioni interne, mentre quelli flessibili possono provocare blocchi intestinali gravi. I frammenti assorbono, inoltre, sostanze chimiche tossiche che si rivelano potenzialmente letali.
Gli oggetti che galleggiano in mare finiscono, inoltre, spesso per trasformarsi in trappole mortali per gli uccelli pelagici, che si impigliano in reti e altro. Durante la fase riproduttiva i pericoli sono anche maggiori. Gli esemplari adulti si trovano a utilizzare frammenti di plastica per costruire i nidi, in cui i piccoli restano intrappolati. Il pericolo che i pulcini, alimentati dai genitori, ingeriscano a loro volta plastica, rimane, per altro, altissimo.
L’inquinamento da plastica rappresenta una minaccia pressante per gli uccelli marini pelagici, che vivono già una situazione complicata. La loro esistenza, soprattutto nel Mediterraneo, è infatti, resa difficile da cambiamento climatico, pesca eccessiva, che influisce sulle risorse ittiche, e invasione di specie aliene. I ricercatori specificano che il rischio estinzione per molte specie resta concreto ed evidenziano la necessità di interventi coordinati.