Più plastica che pesci
Se non si agisse in questa direzione a breve, la plastica presente nell’universo marino diventerebbe un insieme di rifiuti davvero ingombrante. “Se la marea di inquinamento continua a crescere senza controllo, è previsto che entro il 2040 il peso della plastica potrebbe superare quello di tutti i pesci presenti negli oceani”, ha spiegato Tom Gammage dell’Eia.
Il problema della plastica, però, riguarda anche altri ecosistemi e contesti. Oramai è noto che le microplastiche sono presenti nell’aria che respiriamo ogni giorno. La plastica è stata trovata anche nella neve del Circolo polare artico e sull’Everest. È inoltre frequente individuare tracce del materiale anche nel suolo e nel cibo che consumiamo. Non va dimenticato poi che i rifiuti mettono a rischio la vita degli animali. In Thailandia, ad esempio, una ventina di elefanti sono morti dopo aver mangiato plastica all’interno di una discarica.
Lavorare insieme
Il report Eia sostiene che quello della plastica è ormai un’emergenza globale equiparabile per gravità alla crisi climatica. Per questa ragione, afferma l’Agenzia, è necessario un forte trattato internazionale promosso dalle Nazioni Unite per vincolare i Paesi a contrastare l’inquinamento. Mettere d’accordo tutti, tuttavia, sarà una missione difficile. L’idea di un trattato dedicato è stata osteggiata da alcune nazioni negli ultimi anni, anche se di recente c’è stata invece un’apertura da parte di un centinaio di Paesi verso questa ipotesi.
Il problema è che alcuni importanti governi, come quello degli Stati Uniti, si dichiarano favorevoli a parole, ma non forniscono una strategia chiara (gli Usa sono grandi produttori di petrolio da cui si ricava la plastica), altri rimangono in silenzio sulla questione, ad esempio la Cina (maggiore produttrice di plastica vergine).
Un trattato sì, ma fatto bene
Gli esperti del settore plastica concordano su un punto: non basta un trattato per promuovere solo l’uso di plastica riciclabile. Per contrastare l’inquinamento occorrerebbe un programma focalizzato su un’analisi dell’intero ciclo di vita del materiale. “La causa alla base del problema sono gli insostenibili livelli della produzione e dei consumi”, ha spiegato alla BBC Richard Thompson, professore alla Plymouth University (Inghilterra) considerato un’autorità in materia di plastica.