Le funzioni della vitamina K
Nota anche come naftochinone, è fondamentale soprattutto per garantire la giusta coagulazione del sangue. In parole semplici, favorisce quel meccanismo di riparazione delle ferite che va a interrompere le emorragie. La scoperta risale a 90 anni fa ed è merito dello scienziato danese Henrik Dam (Premio Nobel nel 1943). Dam fece seguire a dei pulcini una dieta senza colesterolo, quando notò negli animali un eccessivo sanguinamento. Approfondendo la conseguenza, scoprì che era dovuto all’“esaurimento di un composto anti-emorragico”, che chiamò vitamina K (dalla parola danese “koagulation”).
Le funzioni di questa vitamina dimenticata sarebbero però molto più numerose e ancora tutte da scoprire. Negli ultimi decenni, gli scienziati hanno scoperto che dalla vitamina K dipendono anche le proteine presenti in molti tessuti del nostro corpo. Ad esempio, nei tessuti arteriosi le aiuta a prevenire la calcificazione, una possibile causa di attacchi cardiaci. Inoltre, essendo le stesse proteine presenti anche nelle cartilagini e nelle ossa, si sta cercando di capire anche come potrebbero essere coinvolte nel processo che porta alla osteoartrosi.
Dove si trova la vitamina K
Come nel caso della vitamina B, esistono molte varianti di vitamina K. Gli scienziati ne hanno individuate almeno 12. Il nostro fabbisogno viene normalmente soddisfatto grazie a una dieta equilibrata. La vitamina K1 (fillochinone), di origine vegetale, è quella che assumiamo di più. Si trova nelle verdure verdi a foglia come gli spinaci e i cavoli verdi, e negli oli vegetali, come quelli di soia e di canola. La vitamina K2 (menachinone) è di origine batterica ed è presente in diverse quantità nei prodotti di origine animale. Ma è anche prodotta dal microbiota intestinale, anche se il suo valore nutrizionale rimane incerto.
Il fabbisogno di vitamina K
È raro che una persona abbia carenza di vitamina K. Anche se sono emerse le prime prove scientifiche che un basso apporto di questa vitamina possa influenzare certi parametri sanitari (slegati dalla coagulazione), queste evidenze non giustificano la necessità di ricorrere agli integratori. Una sana dieta fornisce le giuste dosi di cui abbiamo bisogno.
Lo specifica Kyla Shea, scienziata del centro di ricerca sulla nutrizione umana Jean Mayer USDA della Tufts University (Massachusetts - Stati Uniti) e membro dell’unico team di ricerca al mondo che sta concentrando i suoi sforzi nello studio di questa vitamina. Il lavoro di questa squadra punta soprattutto a capire come la vitamina K fornita dal cibo favorisca un sano invecchiamento.