Cioccolato sostenibile ed etico: la situazione delle grandi aziende
La Pasqua si avvicina e, nella corsa alle uova, assicurarsi che le grandi aziende scelte per gli acquisti vendano cioccolato sostenibile ed etico è complicato. A venire in soccorso dei consumatori è anche quest’anno l’indagine di Chocolate Collective che ha stilato una classifica basata su diversi parametri. Tra esempi virtuosi, rivelazioni sui grandi marchi e “uova marce” scegliere in modo più consapevole è quasi d’obbligo.
L’indagine sul cioccolato sostenibile ed etico
A indagare su quanto le grandi aziende propongano sul mercato cioccolato sostenibile ed etico ci ha pensato Chocolate Collective. 20 ONG hanno, così, redatto un report su 38 marchi del settore attivi a livello mondiale, coprendo il 90% dei prodotti in commercio. Alle varie realtà sono stati sottoposti dei questionari volti a valutare l’attenzione a diversi aspetti. Trasparenza, impegno per combattere deforestazione e cambiamento climatico, gestione agrochimica e impegno nell’agroforestazione hanno delineato il quadro relativo all’impatto ambientale. Le informazioni su sfruttamento del lavoro minorile e trattamento riservato agli agricoltori hanno completato il bilancio. L’assegnazione di uova verdi, gialle, arancio e rosse per ogni parametro ha permesso, infine, di stilare la classifica.
I progressi delle grandi aziende
I dati incoraggianti su quanto le grandi aziende si stiano muovendo per fornire cioccolato sostenibile ed etico non mancano. A guidare la classifica è Beyond Good, marchio statunitense. Alter Eco segue da vicino e, trattandosi di un marchio francese venduto da Carrefour, tali prodotti risultano reperibili anche in Italia. Al quinto posto compare poi Ferrero. Il suo cacao, certificato al 100% dalla Rainforest Alliance or Fairtrade, le frutta particolari elogi. Lavorare sulla gestione agrochimica del territorio e sul salario minimo concesso agli agricoltori appare, però, necessario. A Nestlé viene, invece, riconosciuto l’impegno in ambito etico-sociale e nella riforestazione. Su trasparenza e impiego dei pesticidi la strada appare, però, ancora in salita.
Fanalini di coda
A ottenere il titolo di uova marce sono in primis Starbucks, Storck e General Mills, che si sono rifiutate di partecipare all’indagine. Un colosso come Kellogg’s se la passa, però, poco meglio. Questo ha, infatti, ottenuto un uovo rosso per ciascun parametro. Ritter Sport vede, invece, nel trattamento economico riservato agli agricoltori e nelle politiche per il clima i propri punti più deboli. Ancora molto da fare hanno anche altri noti marchi. Mars ha ottenuto solo uova gialle e rosse. Per Lindt l’impegno nella lotta allo sfruttamento del lavoro minorile appare efficace, ma la gestione agrochimica del suolo risulta inadeguata. Mondelez, produttore, fra gli altri, di Milka si confronta con la stessa criticità.
È evidente, purtroppo, che l’impegno a fornire cioccolato sostenibile ed etico non è comune a tutte le grandi aziende del settore. Chocolate Collective fornisce, però, ai consumatori un utile strumento. Per evitare che persino un alimento dolce come il cioccolato finisca per lasciarci l’amaro in bocca, agire di conseguenza è ormai un dovere di ciascuno.
