Le poesie più belle di William Wordsworth sulla natura
“Giunchiglie”
Vagavo solitario come una nuvola
che fluttua in alto sopra valli e colline,
quando all'improvviso vidi una folla,
un mare, di giunchiglie dorate;
vicino al lago, sotto gli alberi,
tremolanti e danzanti nella brezza.
Intermittenti come stelle che brillano
e luccicano nella Via Lattea,
si estendevano in una linea infinita
lungo il margine della baia:
con uno sguardo ne vidi diecimila,
che scuotevano il capo danzando briose.
Le onde accanto a loro danzavano; ma esse
superavano in gioia le luccicanti onde:
un poeta non poteva che esser felice,
in una tale compagnia gioiosa.
Osservavo - e osservavo - ma non pensavo
a quanto benessere un tale spettacolo mi avesse donato:
poiché spesso, quando mi sdraio sul mio divano
in uno stato d'animo ozioso o pensieroso,
esse appaiono davanti a quell'occhio interiore
che è la beatitudine della solitudine;
e allora il mio cuore si riempie di piacere,
e danza con le giunchiglie.
“Arcobaleno”
Il mio cuore sobbalza quando vedo
Un arcobaleno nel cielo:
Così fu quando la mia vita cominciò;
Così è adesso che sono un uomo;
Così sia quando sarò diventato vecchio,
O fatemi morire!
Il Bambino è padre dell’uomo;
E io potrei desiderare che i miei giorni fossero
Legati l’uno all’altro dalla devozione per la natura.
“L'Abbazia di Tintern”
Sono passati cinque anni; cinque estati con
cinque lunghi inverni! E nuovamente odo
queste acque, che scorrono dalle loro sorgenti montane
con dolce mormorio nell'entroterra. Nuovamente contemplo
queste rupi alte e scoscese,
che imprimono a una scena solitaria
pensieri di più profonda solitudine; e collegano
il paesaggio alla quiete del cielo.
È giunto il giorno in cui nuovamente riposo
qui, sotto questo oscuro sicomoro, e osservo
questi quadrati di campi coltivati, questi orti erbosi,
che in questa stagione, con i frutti acerbi,
sono tutti rivestiti di verde, e si perdono
tra i boschi e i frutti. Ancora vedo
queste siepi, quasi non sono siepi, piccole linee
di verde rigoglioso e selvatico: queste fattorie pastorali,
verdi fino alla soglia; e ghirlande di fumo
che si alzano, in silenzio, tra gli alberi!
Con qualche traccia incerta, che potrebbe sembrare
di abitanti vagabondi in questi boschi deserti,
o di una qualche caverna d'Eremita, in cui accanto al fuoco
l'Eremita siede solo.
[..]
"Un sonno mi sigillò la mente''
Un sonno mi sigillò la mente –
non avevo paure umane –
lei pareva creatura che non sente
il tocco di anni terreni.
Ora non ha più forza né moto,
non vede né sente –
avvolta nel flusso della terra
diuturno, fra piante, sassi, rocce.