Il poeta maledetto Charles Baudelaire ne “L’uomo e il mare” traccia un parallelismo tra i misteri degli abissi d’acqua e dell’animo umano.
La poesia “L’uomo e il mare”, scritta da Charles Baudelaire, viene pubblicata per la prima volta nel 1857, ed è uno dei componimenti più rappresentativi della raccolta “I Fiori del Male”. Nello scritto il poeta presenta il mare come uno specchio dell’animo umano. Esalta, quindi, il legame tra umanità e natura, che si fonda sulla condivisione di infinito e libertà. Uomo e mare nascondono, però, abissi profondi e il parallelismo arriva ad assumere le sfumature di un contrasto.
“L’uomo e il mare” di Charles Baudelaire
Uomo libero, amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio: tu contempli l’anima tua
nell’infinito muoversi dell’onda
E il tuo spirito non è abisso meno amaro.
Godi nel tuffarti in seno alla tua immagine;
l’abbracci con gli occhi e con le braccia,
e a volte il cuore si distrae dal suo battito
al suon di questo selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d’ogni vostro segreto.
Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate fra voi,
almente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!
Il mare specchio dell'uomo
Ne “L’uomo e il mare” Baudelaire traccia i contorni di un legame fatto di fascino e angoscia. Il parallelismo è sbilanciato a favore dell’uomo, ma il poeta insiste su quanto il mare sappia attrarre l’essere umano. Le onde possono accogliere i pensieri umani e distrarli o forse persino calmarli, perché altrettanto complesse. La corrispondenza si traduce in ritmo poetico grazie allo schema delle rime incrociate.
Uomo, mare e lotta
Il parallelismo tracciato da Baudelaire ne "L'uomo e il mare" diventa presto più cupo. Tanto l’interiorità dell’uomo, quanto le profondità marine nascondono abissi profondi in cui desiderio e angoscia trovano posto. Alla fine del componimento il poeta non nega che siano proprio questi a trasformare un rapporto che sembrerebbe destinato a essere di comunione in una lotta eterna.
Ne "L'uomo e il mare" ritroviamo, trasformata in versi, l’espressione di quell’ambiguità che alimenta la poetica di Baudelaire e “I Fiori del Male”. Il contrasto tra uomo e mare diventa il simbolo della tensione dialettica che si crea tra uomo e natura. La poesia appare, dunque, oggi più attuale che mai.