Scimpanzé e gorilla muoiono di raffreddore, colpa del turismo
Un virus che si manifesta come normale raffreddore negli esseri umani sta portando devastazione nelle popolazioni di scimpanzè e gorilla in Uganda. E sarebbe tutta colpa del turismo. A lanciare l’allarme sulla situazione un gruppo di epidemiologi e veterinari dopo una ricerca sulle cause di numerosi decessi tra gli animali.

Perché gli scimpanzé in Uganda muoio di raffreddore?
I virus che causano lievi raffreddori negli esseri umani stanno devastando le popolazioni di scimpanzé e gorilla del parco nazionale di Kibale in Uganda. Il fenomeno è noto come zoonosi inversa, cioè la trasmissione di malattie dagli esseri umani agli animali. Per i grandi primati, si tratta di una minaccia addirittura maggiore rispetto al bracconaggio o alla perdita di habitat naturale.
Analisi epidemiologiche hanno individuato il responsabile nel metapneumovirus (HMPV), un virus che causa lievi problemi respiratori negli esseri umani e che invece provoca gravi epidemie di polmonite negli scimpanzé che non hanno sviluppato una resistenza immunitaria. Una volta contratto il virus per gli animali le speranze sono poche. Gli studi hanno dimostrato che i virus trasportati dagli umani sono stati la principale causa di morte per gli scimpanzé in alcune comunità africane da oltre 30 anni.
Scimpanzé e raffreddore, colpa anche del turismo
In molti paesi africani il turismo dei grandi primati è essenziale per la loro conservazione. Masse di turisti in visita ai parchi naturali, dove vivono scimpanzé e gorilla, portano gran parte dei fondi destinati alla tutela stessa degli animali. Tuttavia, proprio il turismo sarebbe una delle più grandi minacce alla sicurezza dei primati.
Secondo le linee guida dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, durante le visite a scimpanzé e gorilla è raccomandato l’utilizzo di misure preventive come il mantenimento di una distanza minima di 7 metri, l’utilizzo di mascherine e il divieto di partecipare alle escursioni per persone con sintomi di malattia come il raffreddore. Eppure queste accortezze vengono spesso ignorate dai visitatori mentre le guide evitano di fermare o rimproverare i turisti per paura di non ricevere mance.
Troppi contatti diretti con i grandi primati
Secondo uno studio riportato dal quotidiano britannico Guardian, nel 2020 l’analisi di quasi 300 video di escursioni con gorilla di montagna su YouTube ha evidenziato come nel 40% dei casi gli esseri umani fossero a distanza di contatto o impegnati in contatto fisico con gli animali. Nello stesso anno, un altro studio ha mostrato come nelle escursioni nel parco di Kibale, i turisti tossissero nell’88% dei casi, starnutissero nel 65% o espletassero i loro bisogni nel 37%. Tutte le circostanze rappresentano occasioni di propagazione per il virus. Nel 2023 sono stati documentati focolai di malattie respiratorie negli scimpanzé in almeno cinque località in tutta l'Africa sub-sahariana.
Evitare che gli scimpanzé muoiano di raffreddore: quali soluzioni?
La soluzione apparentemente più semplice, vietare il turismo dei grandi primati, purtroppo non è applicabile. Il turismo è una fonte cruciale di entrate per le economie locali e nazionali nei paesi africani. Esso è anzi necessario come supporto per la conservazione e per giustificare il costo della protezione degli habitat. Molte comunità di animali contraggono, poi, virus umani senza aver mai incontrato un gruppo di turisti, prendendoli invece dai lavoratori del parco.
Per tutelare la salute di scimpanzé e gorilla l’approccio, spiegano esperti come l’epidemiologo Tony Goldberg dalle pagine del Guardian, deve essere più ampio e basarsi sulla prevenzione, ovvero: impedire il più possibile che i patogeni arrivino negli habitat animali.
Per mitigare la zoonosi inversa, è necessario in prima battuta migliorare la salute dei bambini nelle comunità locali africane, i bambini sono infatti i primi a raccogliere e trasportare virus nelle famiglie di lavoratori del parco. Tra le altre soluzioni proposte si trova il rafforzamento delle misure di biosicurezza e l’applicazione delle linee guida esistenti. Questo richiede non solo una maggiore sensibilizzazione dei turisti ma anche incentivi alle guide affinché facciano rispettare norme e regolamenti.

Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.
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