Quali sono le fibre tessili naturali più ricercate

Se è vero che la qualità di un tessuto dipende dalla natura della fibra di cui è composto, allora viene facile spiegare perché le fibre tessili naturali da sempre sono le preferite nel settore dell’abbigliamento. Diversamente dai tessuti sintetici, infatti, sono ecocompatibili e molto piacevoli al contatto con la pelle. Storicamente poi le fibre dei nostri tessuti sono sempre state naturali. Ce ne sono infatti più di quante se ne creda e con impieghi anche molto versatili. Come dire, a ogni fibra il suo scopo.

Vari tipi di fibra naturale
Le fibre tessili principalmente si distinguono in sintetiche, artificiali e naturali. Queste ultime a loro volta sono:
- fibre naturali di origine animale,
- fibre naturali di origine vegetale.
Appartengono al primo gruppo filati come la lana, il mohair, il cashmere o la seta. Al secondo il cotone, il lino, la juta o la canapa, ma anche filati di bambù, di fibra di cocco, di banano o arance. Alcune sono conosciute dall’alba dai tempi, altre si potrebbero definire più innovative, ma tutte sono derivati del mondo vegetale e più sostenibili rispetto dei tessuti sintetici e artificiali.
Cosa sono le fibre di ultima generazione
Furono i sumeri a introdurre la tessitura del lino che ancora oggi utilizziamo. Mentre la storia della seta cinese inizia niente di meno che intorno al quinto secolo a.C. È solo nel ‘900, infatti, che arrivano le ingombranti fibre manmade, cioè quelle prodotte dall’uomo e ottenute attraverso processazione chimica delle materie prime. Oggi, però, si conosce una nuova inversione di tendenza orientata alla riscoperta delle fibre naturali e che guarda, curiosa, alle fibre naturali innovative o di ultima generazione.
Con questi termini intendiamo tutti quei filati “alternativi”, cioè ottenuti dalla lavorazione di materie prime meno conosciute e diffuse o di materiali di scarto. In tutto il mondo sono nate decine di nuove realtà da conoscere.
Dall’italiana fibra di arance ottenuta dal sottoprodotto di agrumi, quindi arance, limoni e pompelmi, all’azienda taiwanese che ha trovato il modo di riciclare fondi di caffè per filati sportivi ad alta prestazione. Si producono tessuti a partire dalla pianta di banano, dalla quale si ottiene una fibra morbida e leggera, tradizionalmente usata per confezionare i kimono giapponesi. O anche si ottengono fibre di ottima qualità, resistenti e biologiche, dalla pianta di bambù, dal cactus, dalla pianta di ibisco, anche conosciuta come Kenaf. Interessante anche la fibra ottenuta dalle proteine del latte, eccellente per le pelli più sensibili, o nuove similpelle generate dagli scarti di mele o di uve o di foglie di ananas.
E queste sono solo alcune delle tante nuove realtà esistenti, tutte brevettate e disponibili sul mercato, sempre più inserite nel mondo della moda e presenti all’attenzione dei consumatori.
