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Plastica per l’agricoltura, a rischio la sicurezza alimentare. Allarme dalla Fao

Plastica per l’agricoltura, a rischio la sicurezza alimentare. Allarme dalla Fao

L’organizzazione definisce l’uso del materiale nel settore “disastroso”. Spesso bruciato o sepolto, si frammenta in microplastiche che avvelenano il suolo

Disastroso”. Così la Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, ha definito l’uso della plastica nell’agricoltura in un suo report pubblicato a fine 2021. Un giudizio che riguarda il settore a livello globale. Il materiale, utilizzato nelle terreni coltivati per diversi scopi, continua infatti a essere gestito male. Spesso, esaurita la sua utilità, viene abbandonato nelle campagne, andando a contaminare il suolo. E si parla di milioni di tonnellate di plastica. Da questo fenomeno, sottolinea la Fao, possono derivare seri rischi per la sicurezza alimentare e, di conseguenza, per la salute umana.

La Fao definisce l’uso della plastica nell'agricoltura “disastroso” e lancia l'allarme per la sicurezza alimentare

Il problema plastica nei campi

Ma cosa si intende quando si parla di plastica usata nell’agricoltura? Ci riferisce a tutti quegli strumenti utili alla produzione e a proteggere le coltivazioni da cui arriva il cibo che finisce sulle nostre tavole, dai materiali per l’irrigazione alle protezioni per i fusti delle piante, passando per gli attrezzi di pesca (attività inclusa nel comparto agricoltura). La Fao riconosce i benefici della plastica nelle campagne e le sue caratteristiche virtuose (innanzitutto economicità e versatilità), ma evidenzia anche che il suo utilizzo è diventato pervasivo e che la maggior parte di essa è monouso.

Il punto critico è soprattutto lo smaltimento. La plastica, dopo aver esaurito il suo scopo, spesso viene sepolta, bruciata o persa nei terreni agricoli. E con il tempo, fa presente il report Fao, finisce per sbriciolarsi in frammenti sempre più minuscoli, le cosiddette microplastiche, andando a contaminare il suolo. In molti casi, infatti, queste particelle possono contenere additivi e patogeni. E se la fonte del nostro cibo viene avvelenata, possono nascere notevoli minacce alla sicurezza alimentare e potenzialmente anche per la nostra salute.

Qualche numero

Se della plastica che uccide la fauna marina si sa già molto, ancora poche sono le certezze del suo impatto sugli animali terrestri e sull’uomo. I numeri, però, rendono l’idea della dimensione del problema. Il documento della Fao riporta che il suolo contiene più microplastiche degli oceani. Si stima che, nel 2019, siano state usate nell’agricoltura 12,5 milioni di tonnellate di plastica a cui se ne aggiungono altre 37,3 milioni utilizzati per il confezionamento del cibo. Sempre le stime indicano l’Asia come il maggiore utilizzatore, circa la metà di quella usata nel mondo. Inoltre, si prevede che la domanda globale sia destinata a salire del 50 per cento entro il 2030 per la forte richiesta di strutture e prodotti quali serre e teli per la pacciamatura.

Come contrastare il problema

Nel suo report, la Fao indica come possibile soluzione al problema plastica nell’agricoltura “il modello delle 6 R”: rifiuta, riprogetta, riduci, riusa, ricicla e recupera. In sintesi, l’Organizzazione Onu invita gli agricoltori a evitare, ove possibile, di utilizzare la plastica e a sostituire i prodotti in questo materiale con alternative naturali o biodegradabili. Promuove, infine, l’utilizzo di prodotti in plastica riusabili e incoraggia a migliorare la gestione dei rifiuti di questo tipo. La sfida per il futuro è continuare a proteggere i raccolti senza trascurare la tutela della salute di noi consumatori.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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