Perché le castagne si chiamano anche caldarroste?

Uno dei dubbi più ricorrenti che rimbalza nella mente di molte persone durante l’autunno e l’inverno riguarda uno dei frutti simbolo della stagione fredda: la castagna. Se siete capitati su questo articolo, sarà capitato anche a voi di chiedervi “ma perché e castagne si chiamano caldarroste?”. E probabilmente questa domanda ve la sarete posti durante una passeggiata domenicale tra le bancarelle di un mercatino, la tipica location in cui è facile imbattersi in almeno un ambulante che le caldarroste le vende come spuntino fumante per regalare qualche minuto di sollievo dal freddo.

Castagne, perché si chiamano anche caldarroste?

Per capire perché le castagne si chiamano anche caldarroste bisogna pensare alla strada. In particolare a mercati e mercatini, a sagre e feste del patrono che animano i comuni italiani durante l’inverno. Ma anche alle vie centrali delle città più grandi. È in questi contesti che è più frequente vedere qualche ambulante che propone come street food le castagne arrostite con la classica padellona con i fori sul fondo oppure cotte con apparecchi dotati di un cestello girevole, azionato da un motorino elettrico.

Che siano preparate in un modo o in un altro, gli ambulanti queste castagne arrostite devono venderle. E l’unico strumento che hanno per attirare l’attenzione dei passanti è la loro voce . Nascerebbe proprio dai loro richiami il nome “caldarroste”. Secondo la teoria più accreditata, i venditori, anche detti caldarrostai, in passato scandivano slogan di vario tipo per vendere il loro prodotto, accostando gli aggettivi “calde” e “arroste”. E, con il tempo, questi termini si sono fusi, coniando il sinonimo di castagne che conosciamo oggi.

Il più diffuso in Italia, ma non l’unico. Addentrandosi nel mondo dei dialetti locali, infatti, si possono scoprire decine di nomi alternativi: frugiata a Bologna e dintorni, bruciata tra Firenze e Siena, biröll dalle parti di Milano e Como, boröla a Bergamo, rustìa in alcune zone della Provincia di Genova, mundaj o brüsatè in Piemonte, verola a Napoli e così via.

Castagne e marroni

L’origine della parola caldarroste non è però l’unico dubbio che ruota attorno a questi frutti autunnali. C’è anche la mai chiara questione della differenza tra castagne e marroni a far scervellare coloro che amano scottarsi le mani e sporcarsi le dita di nero sgusciando un cartoccio fumante di caldarroste.

Le principali caratteristiche (ma non le uniche) da guardare per distinguere castagne e marroni sono forma e dimensione. Il marrone cresce più grande, regolare e di forma tondeggiante in quanto il suo riccio (l’involucro spinoso in cui cresce) ospita un numero inferiore di frutti rispetto a quello della castagna.

I ricci di quest’ultima, invece, possono averne fino a sette in una singola cupola. Di conseguenza, le castagne risultano più piccole e hanno un lato piatto e schiacciato, segno della costrizione all’interno del riccio. Sono queste ultime le più adatte per sapore ad essere arrostite diventando caldarroste.