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L'eccitante e amaro mondo della caffeina

L'eccitante e amaro mondo della caffeina

Senza ombra di dubbio è la sostanza eccitante più diffusa sul pianeta, protagonista del rituale a cui è più difficile rinunciare quando si tratta di iniziare la giornata. Stiamo parlando della caffeina, quella sostanza in grado di darci lo sprint per sfangare la giornata, un eccitante in grado di ingannare il nostro stesso cervello.

Una droga psicoattiva

Potrà sembrare abbastanza assurdo, soprattutto per la nostra definizione comune di droga, ma questa sostanza a tutti gli effetti agisce su di noi come farebbero sostanze meno legittimate e sdoganate nell’uso quotidiano. Come fa ad esercitare il suo potere eccitante? Semplice, spingendo il cervello a credere di non avere sonno. Tecnicamente la molecola di caffeina è simile ad alcuni composti prodotti dal nostro stesso organismo in particolare è quasi identica all’adenosina.

Questa molecola si lega ad alcuni recettori del cervello, processo che ha un effetto calmante su tutto il sistema nervoso, traducendosi con la sensazione di sonnolenza che cerchiamo così disperatamente di evitare. La caffeina interviene e va a legarsi in quei siti dove si sarebbe dovuta legare l’adenosina, non solo impedendole di agire ma provocando anche un effetto opposto ed eccitante, aumentando i battiti del cuore e incrementando il senso di allerta.

Di caffeina si può morire (ma è parecchio difficile)

Da quando entra in circolo, dopo circa 30 minuti dall’assunzione, impiega circa sei ore per dimezzare il suo effetto, ed è questo decorso che solitamente ci spinge ad assumere altra caffeina nella giornata (abitualmente dopo pranzo). Da questo punto di vista è meglio specificare: tecnicamente non è una sostanza che crea dipendenza, o almeno, non una dipendenza simile a quella di nicotina o cocaina. Detto questo i consumatori più incalliti potrebbero provare sintomi come mal di testa e irritabilità per un paio di giorni senza la loro sostanza preferita.

Ma si può morire di overdose da caffeina? Sì, ma è veramente molto difficile arrivare a una tale quantità di principio attivo ingerito: per intenderci, per essere letale la dose da ingerire è attorno ai 6-7 grammi (a seconda del peso corporeo), un espresso dovrebbe contenerne circa 74 milligrammi, vuol dire bere bene o male un centinaio di tazzine.

Fonti: ncpa.org - coffeefaq.com - independent.co.uk


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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