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Le soluzioni al cambiamento climatico? Ci vuole un approccio olistico

Le soluzioni al cambiamento climatico? Ci vuole un approccio olistico

Ridurre le emissioni è essenziale per frenare il cambiamento climatico, ma servono anche soluzioni che guardino al fenomeno nel complesso

Abbattere le emissioni di gas serra. Ridurre la CO2. Raggiungere l’obbiettivo del “net zero” o della “carbon neutrality”. Spesso è di questo che si sente parlare quando si discute di soluzioni al cambiamento climatico. Forse, però, non sono così semplici. Sicuramente è importante ridurre i gas climalteranti, ma non è detto che sia l’unico metodo, e nemmeno che sia quello definitivo.

A porre l’accento sulla questione è l’associazione Navdanya International: il cambiamento del clima ha molte cause alle spalle, è l’effetto cumulativo di una più generale crisi ecologica che interessa ecosistemi, biodiversità, suoli e società. Per risolverlo sul serio c’è quindi bisogno di guardare al quadro generale. C’è bisogno di usare un approccio olistico.

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Foto: Gerd Altmann@Pixabay

Il cambiamento climatico è un sintomo di un fenomeno più grande

Il clima della Terra è determinato da innumerevoli cicli naturali connessi fra loro, dei quali quello del carbonio è soltanto uno: ci sono anche quelli di azoto, acqua, aria, o biodiversità. Un suo cambiamento, quindi, non dipende soltanto dall’alterazione dei cicli del carbonio, ma anche da quella di alcuni degli altri.

Per applicare delle soluzioni che siano davvero efficaci, allora, secondo Navdanya è necessario capire con quali azioni stiamo squilibrando tutti questi cicli naturali. In altre parole, quali sono le cause a monte di tutte queste alterazioni e andare ad agire direttamente su quelle.

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Foto: Tom Fisk@Pexels

Il modo in cui produciamo il cibo è una delle principali cause a monte

Secondo l’associazione, il consumo di suolo e la deforestazione, l’utilizzo di sostanze chimiche e di OGM, la riduzione genetica delle varietà coltivate e l’impiego di monocolture, l’inquinamento da plastica e la dipendenza da combustibili fossili, e le lunghe distanze di trasporto, fanno dell’agricoltura industriale globalizzata uno dei settori maggiormente responsabili di tutta la crisi ecologica. È da questo, infatti, che dipenderebbe il 70-90% della deforestazione mondiale e il 44-57% delle emissioni di gas serra.

Le carni sintetiche non sono la soluzione

Spesso gli allevamenti in generale vengono additati come i principali responsabili all’interno di tutto il settore agroalimentare. Da qui, la proposta di soluzioni come le carni sintetiche prodotte in laboratorio. Ma, secondo Navdanya, prima di tutto non si può fare di tutta l’erba un fascio: l’allevamento tradizionale, su piccola scala, tipicamente integrato con l’agricoltura, non ha l’impatto di quello industriale e intensivo.

Inoltre, l’industria delle carni sintetiche si basa proprio sull’agricoltura industriale, necessita di grandi quantità di energia, e produce cibo altamente raffinato e processato. Più che una soluzione al cambiamento climatico, quindi, secondo l’associazione si tratta più che altro di greenwashing.

Le vere soluzioni al cambiamento climatico sono di più ampio respiro

Il modo in cui produciamo il cibo, utilizziamo l’energia, costruiamo le città, ci relazioniamo con gli ecosistemi. Tutti questi fattori insieme devono essere considerati per risolvere veramente la crisi ecologica e quella climatica che da questa dipende.

Per quanto riguarda in particolare il settore agroalimentare, secondo Vandana Shiva, presidente dell’associazione, “Fermare la devastazione, promuovere l’agroecologia e la sovranità alimentare, la cura e il ripristino attivo della biodiversità delle foreste, delle montagne, dei fiumi, dei mari e del suolo, delle collettività e dei territori. Sono l’unica chiave che abbiamo per riparare al caos climatico.”


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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