“Il Vento”, la bellissima poesia di Giovanni Pascoli

La poesia “Il Vento” è stata scritta da Giovanni Pascoli nel 1872. Essa è stata, poi pubblicata all’interno della raccolta Poesie Varie nel 1912, solo dopo la morte dell’autore. All’interno del componimento la bufera che soffia da Nord si trasforma quasi in un fantasma da temere, come portatrice di oscuri presagi. Il vento diventa, quindi, un simbolo e l’inquietudine fa da sentimento dominante.

“Il Vento “di Giovanni Pascoli
Nell’aria grigia e morta
c’è un’onda di lamento.
Qualcuno urta la porta:
—Avanti! passi! — È il vento.
Vento del Nord che porta
e neve e fame e stento:
la macchia irta e contorta
ulula di spavento.
Passano neri stormi
in frettoloso oblìo,
passano nubi informi.
Tutto nell’aria oscura
fugge e s’invola — addio —
da non so qual sventura.
Come è rappresentato il vento nella poesia di Giovanni Pascoli?
Ne “Il Vento” Giovanni Pascoli traccia i contorni di un paesaggio cupo. L’atmosfera si delinea già all’interno del primo verso, quando l’aria viene definita “grigia e morta”. I due termini ci aiutano a collocare temporalmente la lirica nella stagione autunnale o nel pieno dell’inverno. A questo punto, con una sorta di ingannevole personificazione, viene introdotto il vento.
L’udito è il primo senso colpito dall’arrivo delle raffiche e la porta che sbatte, come se qualcuno l’avesse urtata, rende vivida l’inquietudine di fondo. Nella seconda strofa l’elemento della natura si fa ancora più crudele. Si parla, infatti, apertamente qui di Vento del Nord che porta sventure. Le ultime due terzine sono dedicate a immagini immediate e potenti, in cui appare evidente che l’ambiente stesso è deciso a ripararsi dalla bufera e a fuggire lontano.
Cosa simboleggia il vento nella poesia di Giovanni Pascoli?
Il vento all’interno di questa lirica di Giovanni Pascoli appare come una forza distruttrice in grado di dispensare morte e sventura. La natura che altrove sa essere rifugio per l’animo umano, si contrappone insomma all’uomo. La porta che viene fatta sbattere nei primi versi fa da perfetta incarnazione della distruzione del sicuro riparo.
Il Vento del Nord si mostra capace di far sorgere dal profondo degli animi paure ancestrali, e, mentre affianca gli uomini, finisce per sovrastarli. La morte, nominata nella seconda strofa, resta sullo sfondo dell’intera poesia. I “neri stormi” che passano diventano il simbolo del tempo trascorso che fugge verso un’unica inesorabile fine. I lutti familiari affrontati dal poeta sono, quindi, in un certo senso, sempre presenti.
Con i versi de “Il Vento” Giovanni Pascoli trasmette al lettore un senso di profonda malinconia. Lo schema delle rime ABAB nelle quartine e ABA nelle terzine scandisce il ritmo del componimento, mentre il lessico rende le immagini descritte ancora più immediate ed evocative. Da ogni lampo proposto traspare tanto la potenza, quanto la crudeltà della natura.
