Il mondo finirà nel 2050 per colpa del cambiamento climatico?

Il mondo finirà veramente nel 2050 per colpa del cambiamento climatico? È quanto sostiene un nuovo report scritto dal Breakthrough National Center for Climate Restoration, con base in Australia. Lo scenario dipinto è veramente da incubo: miliardi di vittime, carestie, sconvolgimenti climatici estremi, la scomparsa di governi e di qualsiasi esempio di stabilità sociale. Tutto questo a causa dell’anidride carbonica liberata in atmosfera, che potrebbe innescare un circolo vizioso esponenzialmente distruttivo. Secondi gli autori, però, si può ancora fare qualcosa per salvare l’umanità come la conosciamo.
Perché il mondo finirà nel 2050
Gli autori di questo report sono David Spratt, direttore del Breakthrough National Center for Climate Restoration e Ian Dunlop, presidente della Australian Coal Association, membro del Club di Roma. La particolarità di questo documento è l’orizzonte temporale con il quale indaga i cambiamenti climatici: siamo abituati a concepire il riscaldamento globale, l’innalzamento di mari e oceani o l’estinzione sempre più rapida degli animali come problematiche del futuro, ma secondo gli esperti entro il 2050 potremmo già vederne il peggio.
Gli autori hanno sottolineato come spesso le previsioni sul clima siano proposte in maniera molto ottimista, presentando ai media e alla popolazione scenari basati sui dati e le previsione più ottimistiche. In questo report è stato fatto il contrario, tenendo conto di come alcuni fenomeni potrebbero innescare conseguenze esponenziali. Per di più il cambiamento climatico non è visto solamente come un problema in sé, ma anche come un «moltiplicatore» di altre minacce: migrazioni incontrollate e diffusione di malattie prima incompatibili con certi ecosistemi sono solo due esempi.
Si può fermare il cambiamento climatico?
Secondo gli autori, però, non tutto è perduto: potrebbe non essere possibile arrestare il cambiamento climatico, ma si possono intraprendere azioni per contrastarne la velocità e l’intensità. Il problema, come al solito, siamo noi: si stima che i cambiamenti necessari siano simili a quelli che le industrie subirono durante la seconda guerra mondiale. Una trasformazione attuabile in un contesto di emergenza che, ora come ora, non viene percepita come tale.
Il cambiamento dovrà essere necessariamente globale, non solo di alcuni paesi virtuosi, e intrapreso nel più breve tempo possibile, massimo una manciata di anni. Nello scenario migliori, in cui dovessero essere intraprese tutte le misure necessarie a mitigare il cambiamento climatico, diversi paesi del mondo dovrebbero comunque mettere in campo strategie per compensare l’innalzamento dei livelli del mare e la riduzione nella produzione di cibo.
