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Cucinare nell'era del cambiamento climatico

Cucinare nell'era del cambiamento climatico

Imparare a cucinare nell'era del cambiamento climatico potrebbe essere una vera e propria rivoluzione. Allo stesso tempo però alcuni ingredienti, come la carne, potrebbero rimanere sul menù, a patto di nuovi metodi di produzione.

Ormai è evidente: cucinare nell'era del cambiamento climatico non sarà uguale a 10 anni fa. L’ambiente in cui viviamo si sta trasformando a vista d’occhio e il sistema agroalimentare fa fatica a rimanere al passo. Alcuni alimenti si scoprono sempre meno sostenibili, in particolare la carne rossa, presente spesso e volentieri in eccesso rispetto alle dosi consigliate nella dieta quotidiana. Anche il pesce sembra avere un forte impatto ambientale, in particolare quello allevato, nonostante anche il tonno pescato sia abbastanza inquinante.

L’impatto ambientale della carne

Sull’impatto della carne, in primis quella rossa, sul nostro ambiente ormai gli scienziati hanno raggiunto un consenso praticamente totale: le proteine animali - che sono il nutrimento più importante presente nella carne - richiedono più terra, energia e acqua rispetto alle proteine vegetali. Ovviamente i ricercatori tendono a considerare la qualità di una proteina dalla biodisponibilità e quantità di amminoacidi, soprattutto essenziali, di cui è composta, ma anche tenendo presenti queste variabili i derivati animali risultano più inquinanti.

Altre variabili in merito sono legate al modo in cui vengono allevati gli animali, l’alimentazione che seguono - spesso composta da alimenti che noi umani non potremmo consumare e la tipologia, tra bovini, suini, ovini e pollame. Pur considerando questi aspetti, la carne, in particolare quella rossa, rimane un alimento con un elevato impatto ambientale e gli scienziati sono concordi sul doverne limitare il consumo.

L’impatto ambientale di pesce e frutti di mare

Anche per il pesce vale un discorso simile a quello della carne: la maggior parte di quello consumato quotidianamente proviene da allevamenti, come i gamberetti, la tilapia o il salmone, che hanno un’estesa impronta ambientale. Anche il tonno pescato in pieno oceano però tende a contribuire negativamente al cambiamento climatico, motivo per cui gli scienziati, anche su questo tipo di alimenti, tendono a consigliare una riduzione dei consumi.

La legislazione di ciascun paese però può fare la differenza: in Norvegia, per esempio, le regole stringenti sul rispetto dell’ambiente riducono di molto la media dell’impatto ambientale del pesce. Di contro nel sud dell’Asia la distruzione delle foreste di mangrovie, per fare spazio agli allevamenti di gamberetti, ha un risvolto devastante sugli equilibri naturali locali.

L’impatto ambientale di latte e derivati

Un discorso diverso vale per il latte: diversi studi hanno dimostrato che l’impatto ambientale di questo alimento, per le proteine che fornisce, è ridotto rispetto a pollo, uova e maiale. Lo stesso discorso vale per lo yogurt e i formaggi più freschi, ma più i derivati diventano complessi e elaborati più richiedono lavoro e dispendio di energia. Questo comporta una maggiore impronta ambientale per formaggi come il Cheddar o la mozzarella.

In questo caso i sostituti vegetali possono essere una soluzione, ma come sempre è meglio non fidarsi delle risposte troppo semplici: il profilo nutrizionale delle bevande vegetali spesso non è comparabile con quello del classico latte. In più coltivazioni come quella delle mandorle richiedono moltissima acqua, motivo per cui possono avere un impatto ambientale molto elevato.

Diventare vegetariani o vegani è la risposta?

Se consideriamo che un quarto dei gas serra che contribuiscono al riscaldamento globale provengono dal nostro sistema agroalimentare, è chiaro come cambiare la nostra dieta possa avere un impatto sul cambiamento climatico. Da questo punto di vista ciò che raccomanda la comunità scientifica - ormai praticamente allineata su questi temi - è diminuire il nostro consumo di derivati animali.

Una dieta sana e salutare basata solo su vegetali è complessa ma possibile, richiede solo uno sforzo superiore a quello a cui siamo abituati oggi. Il nostro organismo è naturalmente portato a prediligere certi cibi, ma in un’epoca in cui una buona parte della popolazione vive in uno stato di sovrabbondanza alimentare bisogna stare attenti.

Non è comunque necessario, secondo gli esperti, eliminare totalmente animali e derivati di varia natura dalla dieta, basta ridurre in maniera concreta il loro consumo. Il primo obiettivo di ciascuno di noi dovrebbe essere evitare quanto più possibile la carne rossa e i derivati del latte più complessi. Allo stesso tempo bisognerebbe mangiare più verdure, in primis legumi, per raggiungere un’alimentazione equilibrata.


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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