Birra e cannabis: la CO2 riciclata esempio di economica circolare

Tra birra e cannabis nasce una nuova alleanza che punta alla sostenibilità e alla riduzione dei gas serra: una nuova tecnologia infatti permette ai birrifici di raccogliere la CO2 naturalmente prodotta durante la fermentazione per poi venderla alle serre dove si coltiva cannabis, che in stati come il Colorado è legale anche a scopo ricreativo. Un ulteriore esempio di economia circolare che trasforma uno scarto in una risorsa.
Birra, cannabis e CO2: un circolo virtuoso
L’idea inizialmente è stata messa a punto da alcuni imprenditori con base in Colorado, negli Stati Uniti, dove il settore della birra artigianale e dei coltivatori di cannabis sono in piena crescita. Nel produrre questa bevanda alcolica un passaggio fondamentale è la fermentazione, che trasforma gli zuccheri del malto (ingrediente principale della birra) in alcol e CO2.
Normalmente una parte dell’anidride carbonica viene semplicemente liberata in aria come scarto di produzione, ma alcuni birrifici hanno avuto l’idea di immagazzinare la CO2 per poi rivenderla ai coltivatori di cannabis. Ma a cosa serve esattamente l’anidride carbonica ai coltivatori? Questo gas è fondamentale per la vita delle piante, che lo utilizzano proprio per svolgere la fotosintesi.
Nelle serre il gas, che è immagazzinato in forma liquida nei birrifici, viene nuovamente vaporizzato e liberato, regalando in grande vantaggio alle piante. Si tratta di un caso emblematico del concetto di economia circolare: si prende lo scarto di produzione della birra, in questo caso la CO2, e ne si trova un nuovo impiego come risorsa.
