Come tutelare la biodiversità? Gli obiettivi in discussione alla COP15

Secondo dati IPBES, l’agenzia intergovernativa dell’ONU che si occupa di analisi e tutela della biodiversità, l’azione dell’Uomo sul pianeta oggi mette a rischio circa il 25% di tutte le specie animali e vegetali: circa 1 milione di specie in tutto che potrebbero sparire per sempre. L’accelerazione per la perdita di biodiversità avuta nell’ultimo secolo è senza precedenti negli ultimi 10 milioni di anni del nostro pianeta. E la colpa è tutta nostra. Eppure, nonostante questa consapevolezza, siamo incapaci di agire con tempestività ed efficacia. I piani per arrestare questo declino culminati nel 2020 con i 20 obiettivi di Aichi, sono falliti. Scopo tutt’altro che semplice della COP15 di Montreal è quello di delineare una strategia globale per tutelare la biodiversità. Ma come, considerando che spesso questo significa dover frenare il modello di crescita economica a tutti costi?

Come tutelare la biodiversità: il 30% del pianeta come area protetta
Tra i principali obiettivi che stanno alimentando il dibattito su come tutelare la biodiversità restante sulla Terra è quello di convincere i governi a dichiarare almeno il 30% del pianeta, terra e mare, come area protetta entro il 2030 e soprattutto, un 30% di aree che possono fare la differenza nella tutela della biodiversità. Dal 2010 infatti le aree protette sono cresciute sulla Terra, ma non in quelle zone che hanno particolare capacità di tutelare e favorire la biodiversità. Secondo alcuni scienziati inoltre, questo obiettivo sarebbe largamente insufficiente e per garantire la sopravvivenza di milioni di specie e potenzialmente anche la nostra, almeno il 50% della Terra dovrebbe essere dichiarato riserva naturale.
Riserva naturale sì, ma dove serve davvero
Gli obiettivi di Aichi prevedevano una tutela del 17% delle aree terrestri e del 10% delle aree marine entro il 2020. Tra il 2010 e il 2020 l'espansione delle aree protette è stata tuttavia sbilanciata verso località remote piuttosto che verso aree decisive per le specie e gli ecosistemi naturali. Dove queste aree vengono istituite conta, e la maggior parte di queste aree si trova oggi nelle zone relativamente incontaminate del pianeta. Almeno il 36% di queste aree si trova in paesi in via di sviluppo che temono come l’obbligo di tutela possa finire per limitare il loro progresso economico e dover così trovarsi a subire sproporzionatamente il peso della tutela della biodiversità per il resto del pianeta.
Ripensare il nostro rapporto con la natura
Ma preservare determinate aree fondamentali sulla Terra potrebbe non essere sufficiente per tutelare la biodiversità e prevenirne la perdita. Tra le cause dell’estinzione di massa in atto il consumo di suolo è solo parte del problema. L’inquinamento, in particolare da plastica e le crescenti emissioni di gas serra che stanno sconvolgendo il clima a livello globale sono concause la cui importanza non può venire sottovalutata dal lavoro della COP15. È innegabile come fino ad oggi abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. In questo caso le negoziazioni dovranno trovare un difficile equilibrio tra le necessità dello sviluppo economico e quelle del pianeta. Meno carne, meno plastica, energie più pulite: obiettivi semplici solo sulla carta.
