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Agricoltura: la fattoria verticale che produce erba per le mucche

Agricoltura: la fattoria verticale che produce erba per le mucche

La tecnologia di una start-up permette di coltivare in pochi metri quadri gli stessi foraggi ottenuti di solito da grandi estensioni di terra.

Quando pensiamo alle fattorie verticali immaginiamo strutture in cui sono coltivate insalatine e altri ortaggi destinati alle nostre tavole. Qualcuno, invece, ha pensato invece di sfruttare questo innovativo modo di coltivare per produrre foraggi per il bestiame. Si tratta di Grōv Technologies, start-up specializzata in questo tipo di sistema di coltivazione altamente tecnologico. La prima sperimentazione è attualmente in corso in un allevamento di mucche da latte dello Utah (Stati Uniti).

Fattoria verticale erba mucche

Foraggi, un problema di spazio

Produrre il cibo per il bestiame con il vertical farming potrebbe avere notevoli benefici per l’ambiente e per la sicurezza alimentare della popolazione mondiale. Gli allevamenti, infatti, non sono problematici solo in termini di inquinamento diretto, ma anche per la notevole percentuale di suolo che richiedono per sfamare gli animali, dalle mucche alle galline. Solo negli Stati Uniti, ad esempio, le terre destinate a questo scopo rappresenta il 41 percento della superficie coltivata, più di 315 milioni di ettari. Il problema è comune un po’ in tutto il mondo. In alcune aree, come l’Amazzonia, si abbattono e incendiano le foreste per far fronte alla carenza di campi da destinare a pascolo o da coltivare a foraggi. Con ripercussioni indirette sull’inquinamento e i cambiamenti climatici.

Come funzionano le fattorie verticali per mucche

Con il sistema di Grōv Technologies una fetta di questi terreni potrebbero essere riconquistati. Le sue fattorie verticali occupando meno di 80 metri quadri di superficie riescono a generare una quantità di erba solitamente fornita da una coltivazione tra i 14 e i 20 ettari. La fattoria nello Utah, la Bateman’s Dairy Farm, sta testando questa innovazione sotto una grande tensostruttura montata all’esterno del suo stabilimento. Qui sono ospitate dieci torri alte quasi otto metri, tutte riempite con diverse tipologie di foraggio.

Sono concepite per non richiedere l’intervento degli addetti ai lavori. Coltivazione, funzionamento e manutenzione sono infatti assicurate da tecnologia ad alta automazione: un robot pianta una quantità prestabilita di semenze nei vassoi e li spedisce alle torri, dove dei sensori controllano le loro condizioni fornendo le giuste quantità di acqua e luce. Il sistema è studiato anche per minimizzare i costi: ad esempio, le lampade non producono calore, fattore che non rende necessari sistemi di raffreddamento ad alto consumo di elettricità. La start-up sostiene che possono funzionare anche grazie a fonti rinnovabili e spera di azzerare le sue emissioni entro il 2025. Dopo sei giorni e mezzo l’erba è pronta e viene spostata all’esterno da un nastro trasportatore per essere servita al bestiame.

Le ricadute positive del sistema

Le fattorie verticali di Grōv non sono pensate per rimpiazzare completamente la produzione classica di foraggi, ma per integrarla. Almeno per il momento. Nella fattoria americana, ad esempio, viene prodotto in questa modalità solo il 15 percento del cibo consumato dalle 2mila mucche. Nel suo piccolo, tuttavia, la tecnologia può aiutare riducendo l’inquinamento dei trasporti dal campo all’allevamento (che in alcuni casi avviene da un continente all’altro), consentendo di risparmiare grandi quantità d’acqua rispetto all’agricoltura tradizionale, liberando terreni da riforestare contro il surriscaldamento climatico o da destinare a coltivazioni per l'uomo e combattere l’insicurezza alimentare.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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