L’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 sancisce che il futuro dipende dalla salvaguardia della vita sott’acqua, cioè dalla tutela di mari e oceani.
Mari e oceani sono fondamentali per il pianeta e l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030, vita sott’acqua, lo sottolinea. Il goal si concentra sull’importanza di gestire in modo sostenibile tali ecosistemi. Risulta fondamentale, in quest'ottica, limitare l’impatto umano sugli ambienti in questione e, quindi, alleggerire la pressione generata dalla pesca. L’ultimo rapporto ASviS certifica che l’Italia è in forte ritardo e il futuro preoccupa gli esperti.
Cosa significa vita sott'acqua nell’obiettivo 14 dell’Agenda 2030?
Il concetto di vita sott’acqua, obiettivo 14 dell’Agenda 2030, fa riferimento a un ambito ben preciso. Il goal ribadisce la necessità di “Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. Le Nazioni Unite puntano, in primis, a ridurre entro il 2025 ogni forma di inquinamento marino, ma ritengono altrettanto importante arrestare il processo di acidificazione delle acque.
È considerato fondamentale anche aumentare il numero e l’estensione delle Aree Marine Protette. La ricerca scientifica è parte integrante del progetto, così come la predisposizione di aiuti per i piccoli stati insulari. Per la pesca è ritenuta necessaria la messa a punto di norme più stringenti che prevengano il sovrasfruttamento degli stock ittici e pongano un freno alle pratiche dannose.
Obiettivo 14 dell’Agenda 2030: il punto sulla vita sott’acqua in Italia
Secondo l’ultimo rapporto ASviS la corsa all’obiettivo 14 in Italia fa registrare un peggioramento e la situazione relativa alla vita sott’acqua è critica. Gli stock ittici in sovrasfruttamento, ovvero sottoposti ad attività di pesca così intense che non riescono a rigenerarsi, ammontano all’80.4% Il valore è dell’11.2% superiore rispetto a quello registrato nel 2015.
Non va meglio per quanto riguarda le Aree Marine Protette. In tali spazi rientra oggi il 6.9% del territorio, ma le Nazioni Unite fissano al 2030 un target del 30% Novità positive arrivano dall’introduzione nella Costituzione della tutela di ambiente, biodiversità e natura, anche nell’interesse delle future generazioni. Con essa si vieta di nuocere apertamente alla natura, ma le politiche concrete di applicazione della norma appaiono oggi ancora deboli.
Perché è importante l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 sulla vita sott’acqua?
La vita sott’acqua di cui si parla all’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 è importante perché da essa dipende gran parte del nostro pianeta. Mari e oceani occupano tre quarti della superfice terrestre e contengono il 97% dell’acqua presente sulla Terra. Assorbono, poi, il 30% della CO2 prodotta dall’uomo e ciò che accade al loro interno influenza in modo diretto la vita di 3 miliardi di persone.
Danneggiare gli ecosistemi marini significa, dunque, innescare un effetto domino i cui impatti rischiano di diventare devastanti tanto per quanto riguarda il clima terrestre, quanto nell’ottica della crisi alimentare. Il percorso verso la tutela degli ecosistemi è, per altro, compromesso, dato che il 40% di mari e oceani è già stato alterato dall’azione umana. Su quanto accade sott’acqua si sa, inoltre, oggi ancora troppo poco e progredire nella conoscenza delle diverse specie è considerato fondamentale.
I traguardi all’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 sulla tutela della vita sott’acqua sono lontani. A testimonianza di ciò rimane il fatto che in Italia nel 2023 si sono contati 961 rifiuti ogni 100 m di spiaggia. Il 72% di questi è risultato costituito da plastica e in Europa si stima che ogni cittadino generi in media 180 kg di rifiuti da imballaggi ogni anno. A scarseggiare è anche la consapevolezza. Nel nostro Paese, secondo i sondaggi Ipsos riportati da ASviS, il 93% della popolazione si rende conto della problematica ambientale pressante, ma il goal resta al penultimo posto della scala di priorità.