Euro

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">I produttori di <strong>whisky</strong> aggiungono acqua prima dell’imbottigliamento e qualunque esperto degustatore di whisky ve lo dirà: <strong>aggiungere qualche goccia d’acqua prima dell’assaggio migliora il sapore</strong>. Ma perché? La risposta è più complicata di quanto sembri.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Whisky liquore complesso</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Una risposta tanto complicata che è stato necessario un vero e proprio studio portato avanti dai chimici <strong>Björn Karlsson e Ran Friedman</strong> presso la <strong>Linnaeus University</strong> in Svezia. Il Whisky infatti è una bevanda chimicamente molto complessa e dare una risposta chiara al perché il gusto migliori con l’acqua non era stato finora affatto semplice.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Dopo il lungo processo di produzione e invecchiamento per almeno tre anni, <strong>il distillato viene diluito in acqua fino a raggiungere circa il 40% di volume di alcool</strong>. L’operazione ne cambia notevolmente il sapore. «Il sapore del whisky è legato a particolari molecole tra cui il guaiacolo, una sostanza che si genera durante il processo produttivo» ha spiegato Karlsson «E che contribuisce a dare il suo <strong>sapore affumicato.</strong>»</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Tutta colpa del guaiacolo</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">La ricerca dal titolo «<strong><em>Dilution of whisky – the molecular perspective</em></strong>» e pubblicata su Nature ha visto i chimici condurre simulazioni computerizzate si misture di acqua ed etanolo in presenza di <strong>guaiacolo</strong>. I ricercatori sono stati in grado di stabilire che il guaiacolo era più facilmente associabile con molecole di etanolo e che in concentrazioni fino al <strong>45%</strong> era più facile trovarlo in superficie.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Cosa significa? «Che in un bicchiere di whisky, il guaiacolo è più facilmente in superficie nel bicchiere, dove contribuisce sia all’odore che al sapore del distillato, a<strong> concentrazioni moderate dal 45% e fino al 27% di alcool</strong>». Al contrario, concentrazioni di alcool oltre il 59% porterebbero il guaiacolo lontano dalla superficie del bicchiere <strong>riducendo quindi il suo impatto sul gusto</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Meglio se annacquato</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">I risultati suggeriscono quindi che l’aroma del guaiacolo, e di simili composti nel whisky, sia accresciuto quando la percentuale di alcool è all’interno di una certa soglia e, addirittura, migliorato se la percentuale è relativamente «bassa» cioè attorno al 30%. In queste concentrazioni, <strong>la sostanza affiora in superficie per la gioia immediata delle nostre papille gustative.</strong></p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>Quanto andrebbe diluito quindi per sprigionarne i sapori come si deve? «La percezione degli aromi è altamente soggettiva» ha spiegato ancora Karlsson «<strong>Non esiste una risposta esatta</strong>». Insomma, la scienza ancora non sa dirci quanti cubetti di ghiaccio vanno nel nostro bicchiere di whisky, ma almeno ora abbiamo un’idea di cosa accade quando li mettiamo.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p><span style="color: #999999;"><em>I giovani al di sotto dell’età legale non dovrebbero bere alcol e in ogni caso il consumo di bevande alcoliche deve essere moderato. Bevete responsabilmente.</em></span></p> </div> 

whisky-ghiaccio

Una ricerca svedese svela il motivo per cui il whisky ha un sapore migliore quando diluito.

Il whisky? Meglio con ghiaccio. Ecco perché.

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">La <strong>quinoa</strong> viene quasi sempre impiegata come se fosse un cereale, ridotta in <strong>farina grossolana</strong> attraverso la macinazione, ma vi sorprenderà sapere che, in realtà, questa pianta appartiene alla stessa <strong>famiglia delle biete</strong>. Questo porta un vantaggio fondamentale rispetto ai suoi concorrenti: non ha il caratteristico glutine dei cereali, risultando quindi adatta a tutti i palati, compresi quelli dei celiaci.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Una pianta, mille impieghi</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Cominciamo col dire che la quinoa ha dalla sua una <strong>straordinaria duttilità</strong>, si presta infatti a numerosissimi impieghi, sia nei piatti salati che in sorprendenti dessert. Dal punto di vista pratica, una buona idea potrebbe essere usarla come sostituto per la pastina nel brodo, o come <strong>addensante</strong> - al posto del pangrattato - in ripieni per arrosti o polpette. Trova anche spazio nelle minestre, per dare loro una marcia in più, o assieme alle verdure per trasformare un contorno in un piatto unico.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">La sua preparazione è semplice: basta<strong> bollirla in acqua per 10-12 minuti</strong>, <strong>per ogni bicchiere di sfarinato aggiungerne due di acqua e il gioco è fatto</strong>, non dovrete nemmeno scolarla, il liquido verrà assorbito dei semi.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Per aggiungerla ai dolci invece il segreto sta in una rapida cottura in latte vaccino o con una <strong>alternativa vegetale</strong> per gli intolleranti al lattosio. A questo punto la potrete tranquillamente impiegare come addensante per il vostro dessert preferito, frullata nei budini o come ingrediente segreto in torte e biscotti.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Quinoa, i trucchi del mestiere</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Per quanto la sua preparazione sia estremamente semplice ci sono alcuni accorgimenti non troppo banali che potrebbe notevolmente migliorare i vostri risultati con questa grossolana farina. Innanzitutto è bene sapere che non ne esiste una sola qualità ma ben tre diverse: <strong>bianca</strong>, <strong>rossa</strong> e <strong>nera</strong>. La prima è quella più adatta a chi ha ancora <strong>poca dimestichezza</strong> con la quinoa, visto che è quella più neutra come sapore. Le altre due varietà invece tendono ad essere <strong>più saporite</strong>, soprattutto la nera, che vanta anche una consistenza più <strong>croccante</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Ultimo ma non ultimo è decisamente importante lavarla! Il motivo è la <strong>saponina</strong>, una sostanza naturalmente presente nei semi di quinoa dalle proprietà <strong>antinfiammatorie e antiossidanti</strong>, ma dal gusto <strong>spiccatamente amaro</strong>. Proprio per eliminarne il più possibile è meglio sciacquarla abbondantemente sotto l’acqua.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #999999;"><em>Fonti: nutrizionenaturale.org - cellublue.com - lifehack.org</em></span></p> </div> 

quinoa-cucinata

La quinoa è una pianta molto particolare che sta prendendo sempre più piede anche tra noi italiani, ma per prepararla al meglio occorre qualche piccolo trucco, e occhio alla saponina!

Quinoa, come si cucina il finto cereale

 <div class="wpb_wrapper"> <p>È solo una questione di definizione: secondo l’<strong>Alcohol and Tobaco Tax and Trade Bureau</strong> (TTB), l’ente americano preposto, la definizione di «cereali» comprende solo i soliti noti. Eppure un cambio di definizione potrebbe portare a considerare «cereali» adatti alla fermentazione per la produzione di whiskey anche diversi pseudocereali sempre più diffusi sul mercato internazionale. Il processo di revisione è cominciato lo scorso Novembre e <strong>potrebbe cambiare profondamente cosa viene considerato come «cereale»</strong> per i disciplinari di produzione delle distillerie.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Whiskey di quinoa, il trend per i prossimi anni?</h2> <p>Una definizione più ambia potrebbe dare definitivamente alle distillerie il <strong>via libera per sperimentare nuove varietà di distillati</strong> mantenendo un nome conosciuto senza incorrere in sanzioni. Il percorso con gli pseudocereali fino ad ora è stato abbastanza accidentato negli Stati Uniti dove il nome di prodotti contenenti quinoa è variato da <strong>«rum»</strong> a <strong>«distillato neutrale»</strong>. Da dicembre 2018 tuttavia la proposta di revisione del TTB ha incluso anche la quinoa tra i prodotti distillabili sotto il nome di «whiskey» e quindi, per il momento e fino alla decisione definitiva, <strong>saranno commercializzabili sotto questo nome</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Oggi la canapa è sempre più diffusa e si comincia pian piano a erodere quell’atmosfera losca che l’ha sempre circondata, <a href="http://www.innaturale.com/a-tavola-con-la-canapa/">soprattutto a tavola</a>. L’ultimo tassello è stato il <strong>vino alla cannabis</strong>, prodotto nelle <strong>Marche</strong> e ispirato ad alcune creazioni statunitensi, che ha regalato al nostro Paese il primato europeo. Il suo nome è <strong>Canavì</strong> ed è realizzato con del <strong>Verdicchio</strong> ma meglio stare attenti, tecnicamente non può essere definito come vino.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Destino da cult</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Le <strong>1200 bottiglie</strong> probabilmente saranno relegate a qualche piccola e ricercata cantina, motivo per cui non sarà facile da acquistare. Come ogni prodotto di nicchia che si rispetti la trovata del vino alla cannabis è venuta da lontano, in particolare dalla <strong>California</strong>. <strong>Alessio Amatori</strong>, dell'<strong>Azienda Canapa Verde</strong> qualche mese fa ha raccontato: «L'idea mi è venuta prendendo spunto dagli Stati Uniti, dove già hanno iniziato a produrre questo tipo di prodotto».</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">La collaborazione ha visto la luce con l’aiuto della <strong>Cantina Monte Schiavo</strong> per una bevanda 100% marchigiana. Ed è proprio di bevanda che si tratta, visto che secondo la legge italiana <strong>non si può parlare di vino</strong>. Il passaggio di infusione che fa il nettare d’uva sulla cannabis lo trasforma in bevanda aromatizzata, almeno tecnicamente. «Dopo alcuni esperimenti per trovare la giusta combinazione - aggiunge Alessio Amatori - l'enologo <strong>Simone Schiaffino è riuscito ad ottenere un bevanda alla canapa con un sapore e una fragranza unica nel suo genere</strong>, può accompagnare carne, salumi, pasta, pizza e formaggi erborinati»</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Chi ha avuto la possibilità di assaggiare i sempre più numerosi prodotti a base di cannabis avrà ben presente la nota <strong>amarognola e nocciolata</strong> che questa pianta regala alle proprie ricette. Ma è interessante vedere come la cantina abbia impiegato solamente una decina di giorni per trovare il giusto equilibrio. Il risultato è una bevanda con note erbacee spiccate, un <strong>cult destinato probabilmente a rimanere inimitato</strong> ancora per diversi anni.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p><span style="color: #999999;"><em>Fonti: repubblica.it - munchies.vice.com - canapaindustriale.it</em></span></p> </div> 

È italiano il primo vino alla cannabis d'Europa

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Si chiama Canavì ed è il primo vino alla cannabis d’Italia e dell’Europa stessa. Prodotto nelle Marche, richiede un po’ di chiarimenti: secondo la legge non potreste chiamarlo «vino».

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Aperitivi & Liquori

Il whiskey è notoriamente fatto con cereali distillati ma un buco legislativo permette a sempre più distillerie di sperimentare il whiskey di quinoa.

Whiskey di quinoa, la nuova moda dei liquori artigianali

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