Euro

 <div class="wpb_wrapper"> <p>Un <strong>progetto di rimboschimento</strong> che passa attraverso <strong>un miliardo di alberi nuovi</strong>. Accade in <strong>Pakistan</strong> dove il progetto <strong>Billion Tree Tsunami</strong> lanciato nel 2015 può contare oggi i primi successi. L’onda verde per la riforestazione del paese era partita nel tentativo di arginare il cambiamento climatico in un paese spolpato delle sue foreste.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Il rimboschimento del Billion Tree Tsunami</h2> <p>Da aride colline a boschi verdi, il sogno del nord-est del Pakistan sta diventando realtà. Iniziato nel 2014 e <strong>costato circa 140 milioni di euro</strong>, il progetto è stato chiamato <em>Billion Tree Tsunami</em> (Tsunami di un miliardo di alberi) non a caso. La cifra incredibile era infatti l’obiettivo dichiarato delle autorità pakistane per operare il rimboschimento di <strong>uno dei paesi più aridi della regione</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>Dopo soli tre anni gli effetti del progetto cominciano a dare i frutti. Secondo le autorità i nuovi alberi non solo miglioreranno il paesaggio ma, serviranno per <strong>limitare gli effetti dell’erosione</strong>, ridurre la probabilità di inondazioni, aumentare la possibilità di precipitazioni in una zona arida e, soprattutto, aiutare nel <strong>contrastare il cambiamento climatico</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Un miliardo di alberi: cifra realistica</h2> <p>Il progetto ha visto ricrescere oltre un miliardo di alberi. Nella sola provincia del<strong> Khyber Pakhtunkhwa</strong>, hanno visto la luce 300 milioni di nuovi alberi di 42 specie differenti. Circa 150 milioni di alberi sono stati dati ai proprietari terrieri affinché li piantassero, mentre a 730 milioni è stato consentito di ricrescere semplicemente attraverso nuove regolamentazioni forestali. Secondo le autorità oltre <strong>1,2 miliardi di nuovi alberi in tutto</strong>. La cifra è leggermente inferiore secondo il <strong>WWF</strong>, attestandosi «solo» a 1,06 miliardi.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>Il Pakistan è coperto <strong>solo il 5% di foreste</strong>, ben al di sotto del 12% di superficie raccomandata dalle <strong>Nazioni Unite</strong>. Molte foreste in Pakistan sono sparite negli ultimi 60 anni per via di disastri naturali e per l’azione dell’uomo tra cui anche l’operato di gruppi talebani che controllavano le regioni del nord-est dal 2006 al 2009. <strong>Inizialmente ridicolizzato</strong> per i suoi obiettivi considerati irrealistici, oggi il Billion Tree Tsunami potrebbe venire allargato al resto del paese.</p> </div> 

Il rimboschimento del Pakistan passa per un miliardo di alberi

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Successo per il Billion Tree Tsunami, l’opera di rimboschimento del Pakistan che ha visto piantati un miliardo di alberi nel tentativo di contrastare il cambiamento climatico. 

Un miliardo di alberi per il rimboschimento del Pakistan

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Il <strong>disboscamento</strong> ha interessato il nostro continente per secoli ma oggi <strong>boschi e foreste stanno tornando in Europa</strong>. Non solo, la superficie di boschi e foreste sta tornando a crescere in quasi tutte le nazioni occidentali con una crescita maggiore in quelle zone storicamente prive di alberi. Mentre da un lato luoghi come <strong>l’Amazzonia</strong> o la <strong>foresta del Congo</strong> vedono sparire qualcosa come 5 milioni di ettari di foresta all’anno, da noi la tendenza è invertita.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2 style="text-align: justify;">Boschi e foreste crescono in Europa</h2> <p style="text-align: justify;">A guidare la particolare classifica della crescita di boschi e foreste nell'Europa continentale è la <strong>Spagna</strong>. Nel 1990 solo il 28% della penisola iberica era coperta di alberi, oggi <strong>la superficie ha raggiunto il 37%</strong>. Ancora più stupefacente è il caso dell’<strong>Irlanda</strong>, in antichità ricoperta di alberi poi tagliati nel corso dei secoli per la costruzioni di navi della marina inglese. L’Irlanda aveva solo l’1% della superficie coperto di alberi nel 1922 quando divenne indipendente, oggi la superficie è all’11%. Anche in <strong>Italia</strong> le foreste sono cresciute, anche se meno dei casi più eclatanti. Negli ultimi 30 anni <strong>la superficie forestale italiana è passata dal 26 al 32%</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2 style="text-align: justify;">Perché crescono nuovi boschi?</h2> <p style="text-align: justify;">La crescita di boschi e foreste è dovuta all’insieme di diversi fattori. Dal secondo dopoguerra in avanti in tutti i paesi industrializzati si è visto l’<strong>abbandono progressivo delle campagne</strong> e soprattutto dei presidi difficili come zone di montagna o di collina difficili da coltivare. L’abbandono dei territori ha visto quindi gli alberi riprendere possesso di zone disboscate per fare spazio alle colture. Dall’altro lato esiste spesso anche una <strong>volontà precisa per il rimboschimento</strong> con sussidi governativi e politiche dedicate come, ad esempio, in Irlanda. Nel Vecchio Continente, per il momento, stanno avendo successo.</p> </div> 

disboscamento Europa crescono boschi e foreste

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Mentre nelle zone povere del mondo continua il disboscamento, in Europa e nelle zone ricche del mondo crescono nuovi boschi e foreste. Anche in Italia cresce la superficie verde. 

Altro che disboscamento, in Europa crescono nuovi boschi e foreste

 <div class="wpb_wrapper"> <p>La <strong>crescita incontrollata i boschi</strong> e la diminuzione dei campi e dei pascoli comporta un rischio reale per la biodiversità, particolarmente nel ricco e vario sistema ecologico italiano. È necessario quindi proteggere non solo le oasi naturalistiche, ma anche il <strong>paesaggio rurale antropizzato</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>L’Italia soffre la crescita incontrollata dei boschi</h2> <p>Mentre nel mondo le <strong>superfici boschive</strong> si riducono progressivamente a causa dell’uso intensivo del suolo, destinato sia a <strong>coltivazioni agrarie estensive</strong> che per la creazione di <strong>grandi infrastrutture</strong>, come edifici, strade e aeroporti, l’area occupata dalle foreste si riduce sempre di più, pari a 4 miliardi di ettari. In Italia si assiste al fenomeno opposto. Ricoperta per un terzo della sua superficie da boschi che avanzano occupando territori abbandonati, soprattutto aree collinari e montane, si calcola che nel territorio nazionale, nel 2015, secondo l<strong>'Inventario Forestale Nazionale (Infc)</strong>, ci siano più di <strong>11 milioni di ettari di bosco</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>Il fenomeno riguarda soprattutto l’Italia centro-meridionale: ad esempio il Molise registra una crescita dei boschi del 16,6 %: in Abruzzo il 9,6, in Basilicata il 10,5, in Sicilia il 13,2, nel Lazio il 10,1, in Calabria il 9,9 e in Campania il 9,6. Di tutta questa estensione soltanto 1.700 ettari sono dovuti a opere di<strong> imboschimento,</strong> il resto è il risultato di una espansione naturale dovuta all’<strong>abbandono delle aree rurali</strong>.</p> <p>Senza contare che l’opera di<strong> rimboschimento</strong> effettuata nel dopoguerra non ha seguito sempre criteri corretti. Gli alberi allora introdotti, come ad esempio il <strong>pino nero</strong> e l’<strong>eucalipto</strong>, sono tipici di zone anche molto lontane: in pratica si è agito senza rispettare biodiversità autoctona.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Italia al primo posto in Europa per biodiversità</h2> <p>Il nostro Paese è al primo posto in Europa per numero diverso di specie botaniche e animali. Le condizioni ambientali, da nord a sud, cambiano profondamente, componendo habitat piccoli e diversificati che nel passato l’uomo ha popolato incidendo sul territorio in modo sostenibile, adattandosi all’ambiente, ricavando ciò che i territori gli offrivano attraverso attività agro-forestali armoniche oggi minacciate dalla crescita incontrollata dei boschi.</p> <h2>Urbanesimo e abbandono delle campagne</h2> <p>La <strong>rivoluzione industriale</strong> del XIX secolo ha favorito il fenomeno dell’urbanesimo. Lo spostamento delle popolazioni dalle zone rurali ai centri urbani, processo incrementato dopo le <strong>guerre mondiali</strong>, come anche l’<strong>emigrazione italiana</strong> verso i paesi industrializzati e specialmente le Americhe, ha determinato l’abbandono delle pratiche agricole e dell’allevamento tradizionali.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>L’agricoltura industriale si è concentrata in pianura, dando luogo a grandi <strong>coltivazioni estensive</strong> controllate da <strong>prodotti chimici, fertilizzanti, pesticidi </strong>ed<strong> erbicidi</strong> che favoriscono l’inquinamento del suolo, dell'acqua e dello stesso cibo. I pendii difficilmente coltivabili con le moderne tecnologie di produzione hanno favorito l’<strong>abbandono dei declivi. I terrazzamenti</strong> tendono a sparire, pratica agricola che attraverso la costruzione di muri a secco rende più stabile l’orografia in pendio, oltre che dare la possibilità di coltivare orti, ulivi e vigneti anche in zone di difficile accesso. I <strong>pascoli di altura</strong> stanno scomparendo a favore dei <strong>pascoli intensivi di pianura</strong>.</p> <h2>I nuovi boschi</h2> <p>Così i boschi si impadroniscono progressivamente dei territori deserti e abbandonati, le <strong>superfici boschive</strong> si allargano favorendo la crescita di alberi che crescono troppo vicini, aggiungendo al problema della crescita incontrollata anche quello di un’eccessiva <strong>densità delle piante</strong>. Fenomeno in passato diverso, dal momento che i boschi venivano controllati e coltivati.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>I <strong>nuovi boschi</strong> sono impenetrabili e ricchi di legna secca che non viene più raccolta, contrariamente al <strong>passato preindustriale</strong> quando veniva smaltita per alimentare le cucine o per il riscaldamento. Sono inoltre assaliti dai <strong>parassiti</strong>, esposti agli <strong>incendi</strong> - e tra questi la maggioranza è di natura dolosa - e alle <strong>raffiche di vento</strong> che li devastano. Infine, il legno non è sfruttato a fini economici, per l’industria edilizia o per l’arredamento se non per il solo 30% dell’intera produzione.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>Il bosco non viene curato, gli alberi ai quali non sono tagliati i rami vecchi contribuiscono all’aumento del <strong>rischio idrogeologico</strong>, perché il loro peso va a gravare sul tronco che diventa pesante e sradica le radici dal suolo, così come le foglie non raccolte finiscono per ostruire il deflusso dell’acqua con il pericolo di <strong>alluvioni</strong>. Il legno usato per l’edilizia viene per la maggior parte importato dall’estero. Ogni anno i<strong> boschi italiani</strong> producono circa 30 milioni cubici di biomassa che potrebbe essere usata per fini energetici o industriali, il tutto senza impoverire il patrimonio esistente. Tuttavia i costi per la loro prevenzione e gestione sono elevati e la resa economica del legname non pareggia i conti.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Biodiversità: una risorsa da tutelare</h2> <p>Certamente in un territorio così diversificato come quello italiano occorre fare dei distinguo. In alcune zone come ad esempio in Emilia il prato esiste ancora e serve alla nutrizione delle vacche, il problema se mai riguarda i <strong>pascoli d’altura</strong>. Il bosco è certamente utile, ma deve essere curato e sottoposto a costanti opere di prevenzione e soprattutto deve alternarsi ad aree aperte complementari. Si tratta di un equilibrio necessario che va tutelato. Se si perdono i pascoli, molte specie di animali sono destinate a sparire, dai <strong>rapaci</strong> alle<strong> farfalle</strong>, nota il naturalista Almo Farina, ordinario dell’Università di Urbino. Allo stesso modo diverse specie di uccelli hanno bisogno di alberi dove fare il nido e aree vicine e aperte per trovare cibo.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Qual è la soluzione?</h2> <p>Sicuramente la<strong> tutela dei parchi</strong> e delle oasi naturali non basta, occorre anche una strategia che la completi. Nel Mediterraneo, e nel nostro Paese in particolare, la protezione del paesaggio deve comprendere le aree rurali antropizzate, quindi non soltanto quelle incontaminate e non sfruttate dall’uomo. Secondo Almo Farina si tratta di favorire i «<strong>santuari rurali</strong>», dove cioè attività rurali e natura possano dialogare tra loro in modo sostenibile. Occorre preservare quel paesaggio culturale che le <strong>civiltà preindustriali</strong> avevano tenuto in vita in miracoloso equilibrio.</p> <p>Nel santuario rurale si trovano le risorse per la vita dell’uomo, che può trarne grande varietà di risorse sane, e allo stesso tempo le migliori condizioni per favorire la vita di numerose specie animali, necessarie per l’<strong>equilibrio dell’ecosistema</strong>. Non enormi estensioni isolate, quanto una rete vera e propria che possa tamponare i rischi e mettere in relazione i parchi con le aree problematiche.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>L’uomo moderno ha subito un profondo slegamento dalla natura, vista come qualcosa di separato, estraneo. Il futuro invece deve ritrovare l’<strong>antico rapporto perduto</strong> e tendere all’integrazione, dove accanto alla <strong>tutela dell’ecosistema</strong> si promuova una migliore qualità della vita per tutte le specie viventi e non soltanto per l’uomo.</p> <p>Questa è una visione ancora più avanzata dell’agricoltura biologica, che guarda tutto in funzione dell’uomo e dei suoi bisogni, mentre un modello che miri all’integrazione olistica realizzerebbe un progetto certamente più efficace e lungimirante, non solo per le <strong>specie animali e vegetali</strong> ma anche per l’uomo stesso.</p> </div> 

boschi-abbandono-campagne

A causa della crescita incontrollata dei boschi il paesaggio del nostro paese sta profondamente cambiando, mettendo irreversibilmente a rischio la biodiversità in Italia.

Crescita incontrollata dei boschi: a rischio la biodiversità in Italia

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Piantare alberi per insegnare i valori dell’ambiente</h2> <p>Nelle intenzioni del governo la nuova legge non solo dovrebbe aiutare a rimboscare le Filippine ma anche, e soprattutto, ad insegnare ai bambini e ai ragazzi il <strong>valore della tutela ambientale</strong> e del contrasto al cambiamento climatico. In questo modo spiegano le autorità, piantare alberi è solo l’anticamera: «il sistema educativo funzionerà da piattaforma per diramare valori di utilizzo etico e sostenibile delle risorse naturali della nazione, coltivando <strong>una cittadinanza consapevole e socialmente responsabile</strong>». L’idea è quella di piantare alberi di specie indigene e rispettare l’ecosistema e la topografia locale. Se la legge dovesse veramente entrare in vigore, il procedimento sarà assistito da agenzie governative e da organizzazioni di volontariato.</p> </div> 

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Ecologia

Nelle Filippine nuova legge obbliga studenti di elementari, medie e superiori a piantare 10 alberi come parte dell’ «esame» per diplomarsi. 

Vuoi  il diploma? Devi piantare 10 alberi. La nuova legge nelle Filippine

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