Perché migliora le performance
Scendendo nel dettaglio, la capsaicina migliora le celle solari di perovskite, il minerale che negli ultimi anni è stato introdotto per la creazione di una nuova generazione di impianti. La sostanza espande i cristalli del materiale attivo, permettendole di trasportare più elettricità. Ma l’aspetto ancora più importante è che il numero di elettroni aumenta notevolmente (di solito c’è un deficit), modificando il modo in cui le celle lavorano e rendendo possibile la conversione di una maggiore quantità di raggi solari in elettricità. Quello degli elettroni è un fenomeno simile a quello che si genera sulle nostre lingue quando mangiamo un piatto piccante.
Come funziona la ricerca
Il parallelo con il mondo della cucina non è casuale. Sebbene il processo che ha condotto gli esperti a questa scoperta sia sconosciuto, la ricerca in questo campo, che si muove tra i settori della fisica, della chimica e delle scienze dei materiali, segue un approccio simile a quello che si adotta ai fornelli. È la tecnica “what if”, ovvero “cosa accade se”. Con questo metodo si testano un gran numero di sostanze chimiche. Ovviamente, non si avanza in maniera casuale, ma si parte da solidi presupposti collegati alle caratteristiche di un composto, accompagnata da un pizzico di curiosità. A spiegarlo è Jon Mejor, ricercatore dello Stephenson Institute for Renewable Energy (Università di Liverpool) su The Conversation.
Il pannello-torta
La costruzione di una cella solare va immaginata un po’ come la preparazione di una torta, spiega Mejor. Le celle sono costituite da più livelli impilati l’uno sull’altro. Così come un dolce è fatto a strati. Una volta composta l’intera struttura è difficile prevedere quale sarà la performance complessiva se è stato effettuato un cambiamento su una delle parti.
Se si modifica il livello A (la base della struttura) aggiungendo qualcosa, anche i livelli B, C e D sopra di esso avranno probabilmente un comportamento diverso. Allo stesso modo, se agisco sul livello C, potrei dover rivedere le parti A e B e capire cosa succederà alla D. Il modo per capirlo è sperimentare, assemblare e testare l'impianto finito.
Così avviene nella lavorazione di un dessert. Per scoprire cosa succederà dopo l’integrazione di un ingrediente nuovo, il test migliore sarà cucinare quella torta e assaggiare la torta dopo il passaggio in forno. Provarlo a lavori ancora in corso e cercare di fare delle previsioni su quale sarà il gusto finale non darebbe le stesse certezze.