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Ogyre, la startup italiana che paga i pescatori per recuperare la plastica

Ogyre, la startup italiana che paga i pescatori per recuperare la plastica

Dal 2021 Ogyre remunera alcuni pescatori italiani che raccolgono la plastica, a cui ora si aggiungono lavoratori in Brasile e Indonesia

Pagare i pescatori per raccogliere la plastica e i rifiuti dispersi in mare. È quello che fa Ogyre, prima startup italiana impegnata nell’attività conosciuta anche come fishing for litter, ovvero “pescare la spazzatura”. Ogyre coinvolge nella sua missione persone e aziende, grazie ad una piattaforma tecnologica che permette di contribuire per il mare, finanziando direttamente le flotte di pescherecci impegnati nella raccolta, oppure attraverso l’acquisto di prodotti realizzati in materiali rigenerati, come costumi o piumini. Dopo aver registrato i primi numeri interessanti in Italia, l’azienda ora sta coinvolgendo pescatori anche all’estero.

Ogyre, la startup italiana che paga i pescatori per recuperare la plastica
Foto: @Ogyre

Pescatori pagati per raccogliere la plastica

Ogyre è una startup a vocazione sociale e una Società Benefit italiana fondata nell'aprile 2021 da Antonio Augeri e Andrea Faldella. Il suo nome deriva dalle ocean gyres, le correnti oceaniche fondamentali per l’ecosistema ed oggi purtroppo note ai più solo perché intrappolano la plastica in enormi isole di rifiuti della plastica dal mare.

In un meno di due anni, il suo sostegno ai pescatori impegnati a recuperare plastica e rifiuti in mare ha permesso di raggiungere traguardi interessanti. Ai gruppi già attivi in Italia a Cesenatico, Santa Margherita Ligure e Marina di Ravenna, si sono aggiunti di recente altri lavoratori di Rio de Janeiro (Brasile) e Bali (Indonesia) per una rete complessiva di 50 pescatori.

Tra i tre Paesi, vengono raccolti una media stimata di 15mila kg di rifiuti ogni mese. E per il 2022, Ogyre ha già superato l’obiettivo di raccolta che si era prefissata: grazie anche al contributo dei nuovi pescatori sono quasi 110mila i kg di rifiuti marini recuperati contro i 100mila kg di cumulativo inizialmente prefissato. Oltre a ricompensare i pescatori, la startup li solleva da qualsiasi onere di responsabilità ed economico che deriva dallo smaltimento.

L’espansione in Brasile e Indonesia

In Brasile, il progetto di Ogyre a supporto dei pescatori che raccolgono plastica e rifiuti in mare è stato confermato dopo un periodo di test partito a dicembre 2021. Il percorso ha già portato, ad oggi, a recuperare più di 80 mila kg di rifiuti. La startup ha coinvolto nella sua attività di pulizia dell’oceano due comunità di pescatori nella baia di Guanabara, a Rio de Janeiro, per un totale di 10 barche.

Qui, due giorni alla settimana, due pescatori per ogni barca escono al solo scopo di raccogliere la spazzatura in mare. I rifiuti vengono poi riportati a terra, nelle colonie, dove vengono smistati tra materiali non riciclabili, che finiscono nelle discariche locali, e riciclabili, che vengono invece prelevati da una cooperativa locale per essere successivamente divisi nei diversi materiali e mandati a riciclo.

Ogyre, la startup italiana che paga i pescatori per recuperare la plastica
Foto: @Ogyre

A Bali, in Indonesia, il progetto è invece partito ad aprile 2022. In questo caso, sono 29 mila i chili di rifiuti già pescati. A svolgere le operazioni di recupero 15 pescatori della comunità di Batu Lumbang, a Benoa: escono uno o due giorni alla settimana con le canoe per andare a recuperare i rifiuti incastrati in una foresta di mangrovie. I rifiuti vengono portati a terra e smistati per mandare a riciclo i materiali recuperabili.

Coinvolgere le comunità locali

Il coinvolgimento delle comunità locali in Brasile e Indonesia è importante perché il problema dei rifiuti è molto più significativo in questi Paesi rispetto che nei mari europei. “Qui i nostri pescatori trovano in mare davvero di tutto, dai materassi ai televisori abbandonati”, hanno dichiarato Antonio Augeri e Andrea Faldella, co-fondatori di Ogyre.

C’è poi una dimensione sociale altrettanto importante – hanno aggiunto – si tratta infatti di aree in cui il contributo che Ogyre riconosce ai pescatori per l’attività di raccolta dei rifiuti è uguale al compenso che ottengono durante le normali giornate di pesca, tanto che l’attività diventa, in molti casi, un vero e proprio lavoro da integrare alle normali battute di pesca. Così abbiamo pescatori che, in certi giorni della settimana, escono solo per pescare rifiuti marini”.

Il futuro di Ogyre

L’obiettivo delle menti di Ogyre è quello di espandere ancora il progetto creando “la più grande piattaforma globale di ‘fishing for litter’ e coinvolgere così nel processo di pulizia del mare sempre più persone e aziende: i primi possono contribuire per il mare ‘a distanza’, scegliendo di iscriversi a Ogyre.com per supportare direttamente uno o più pescatori, oppure comprando prodotti in plastica rigenerata; alle aziende, invece, proponiamo progetti di sostenibilità che aiutano il mare e permettono loro, anche coinvolgendo i propri dipendenti o le proprie community, di dare un contributo concreto alla salvaguardia degli oceani”.


REDAZIONE
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