Da William Shakespeare a Umberto Saba, passando per Anton Céchov, andiamo a scoprire insieme alcune delle poesie più belle sull’inverno.
L’inverno è la stagione della neve e delle poche ore di luce, ma nei paesaggi imbiancati si nasconde una magia a cui i poeti guardano da sempre con un occhio di riguardo. Nel tempo gli autori che hanno dedicato dei versi ai mesi più freddi sono stati molti. Alcuni hanno insistito sulla pace che contraddistingue il gelo, mentre altri ne hanno svelato il lato malinconico. Andiamo allora a scoprire insieme alcune delle poesie più belle sull’inverno.
Alcune delle poesie più belle sull'inverno
“C'è una certa inclinazione di luce” di Emily Dickinson
Vi è una certa inclinazione di luce,
i pomeriggi d’inverno —
che opprime, come il peso
di musiche di cattedrale —
Una ferita celeste, ci apporta —
non ne troviamo cicatrice,
ma un’interna differenza,
dove stanno i significati —
Nessuno può insegnarla — altrui —
è il sigillo della disperazione —
un’imperiale afflizione
inviataci dall’aria —
Quando viene, il paesaggio ascolta —
le ombre — trattengono il fiato —
quando va, è come la distanza
nell’aspetto della morte —
“Antico inverno” di Salvatore Quasimodo
Desiderio delle tue mani
chiare nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.
“Soffia, soffia, vento d’inverno” di William Shakespeare
Soffia, soffia, vento d’inverno
tu non sei così crudele
come l’ingratitudine dell’animo umano;
non è sì affilato il tuo dente
proprio perché nessuno t’ha visto,
anche se hai rude il respiro.
Ehi-oh, canta, ehi-oh al verde agrifoglio
se fingendo maggiore amicizia,
fu amorevole mera follia
allora, ehi-oh, agrifoglio!
Molto allegra è davver questa vita.
Raggela, raggela l’amaro tuo cielo
che non punge perché sì vicino,
giacché immemore d’ogni vantaggio
fai tu corrugare le acque,
la tua fitta non è tanto acuta
che un amico non la ricordò.
Ehi-oh, canta, ehi-oh al verde agrifoglio.
Se fingendo maggiore amicizia
fu amorevole mera follia,
allora, ehi-oh agrifoglio;
molto allegra è davver questa vita.
“L’odore dell’inverno” di Anton Céchov
Il tempo dapprincipio fu bello,
calmo. Schiamazzavano i
tordi, e nelle paludi qualcosa di vivo
faceva un brusio, come se
soffiasse in una bottiglia vuota.
Passò a volo una beccaccia e
nell’aria con allegri rimbombi.
Ma quando nel bosco si fece
buio e soffiò da oriente un vento
freddo e penetrante, tutto tacque.
Sulle pozzanghere si allungarono
degli aghetti di ghiaccio.
Il bosco divenne squallido, solitario.
Si sentì l’odore.
Dell’inverno.
“Inverno” di Umberto Saba
È notte, inverno rovinoso. Un poco
sollevi le tendine, e guardi. Vibrano
i tuoi capelli selvaggi, la gioia
ti dilata improvvisa l’occhio nero;
che quello che hai veduto – era un’immagine
della fine del mondo – ti conforta
l’intimo cuore, lo fa caldo e pago.
Un uomo si avventura per un lago
di ghiaccio, sotto una lampada storta.
“All’inverno” di William Blake
O Inverno! Spranga le tue porte adamantine:
Il nord è tuo; là nella fonda terra hai eretto
La tua oscura dimora. Non scuotere
I tuoi tetti, né le colonne col tuo carro di ferro.
Non mi ascolta e sull’abisso spalancato
Rotola greve. Le sue tempeste infuriano;
In una guaina d’acciaio, non oso alzare gli occhi
Perché ha levato in alto il suo scettro sul mondo.
Guarda! Un orrido mostro, la cui pelle aderisce
Alle sue forti ossa, corre sulle gementi rocce:
Riduce tutto al silenzio, e la sua possente mano
Spoglia la terra, e congela la fragile vita.
Prende posto sulle scogliere, il marinaio
Grida invano. Povero diavolo! Egli fronteggia
Le tempeste, finché il cielo non sorride e il mostro
Torna urlando alle sue caverne nel monte Hekla.