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Le coste della Louisiana stanno sprofondando

Le coste della Louisiana stanno sprofondando

Le coste della Louisiana stanno sprofondando, lo evidenziano i ricercatori che mettono in luce una situazione critica.

Già da qualche anno le coste della Louisiana vengono monitorate al fine di capire a quale velocità stanno sprofondando. In uno studio pubblicato sul The Geological Society of America un gruppo di ricercatori ha presentato una mappa che mostra quale sia la situazione a seconda dell’area.

Cosa sta avvenendo?

Il fenomeno di cui parliamo viene chiamato dagli scienziati subsidenza, cioè il lento e progressivo sprofondamento di un bacino marino, o in questo caso delle coste. Le cause possono essere naturali, date da sedimenti molto porosi che tendono a comprimersi ed abbassarsi, se posti sotto ad un peso. Oppure possono essere indotte, cioè causate da una qualche azione umana, come l’estrazione di gas o petrolio. Creando delle falde interne al terreno, o svuotando un giacimento di petrolio, si lascia uno spazio vuoto e instabile. Il terreno, se non regge la pressione, si assesta andando a riempire quel vuoto. Sprofonda, in poche parole.

Decenni di studi, un nuovo approccio

Nella zona della Louisiana questo fenomeno è andato avanti per secoli, ma è arrivato sotto la lente d’ingrandimento dei geologi nell’ultimo decennio. Sommate l’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello dei mari con l’attività umana sul delta del Mississippi e avrete una risposta: l’estrazione di gas e petrolio, unita alla costruzione di dighe per controllare il fiume, hanno aumentato questo fenomeno di subsidenza. Normalmente, i detriti portati dalla corrente del Mississippi si depositano sulla costa e fanno da contrappeso allo sprofondamento naturale del terreno. Bloccando questo flusso e agendo sul suolo in maniera aggressiva (pensate a quanto può arrivare in profondità una perforazione) il fenomeno aumenta esponenzialmente. Studi precedenti prospettavano nella peggior ipotesi un abbassamento in media di 9 millimetri all’anno: ora non è più solo un’ipotesi.

Lo studio, portato avanti dall’Università di Tulane e del Connetticut, è frutto dell’unione dei dati raccolti negli anni precedenti e un nuovo approccio: le misurazioni si concentrano non solo su quanto l’acqua si stia alzando, ma su quanto la terra stia sprofondando. Attraverso i dati raccolti dal mareografo, che registra le variazioni del livello del mare, il team di ricerca ha aggiunto i dati sia GPS che quelli raccolti da speciali barre spinte in profondità. In questo modo i risultati non venivano influenzati dal mare, ma riguardavano solo l’andamento del terreno.

L’uomo al centro

Nel 2016 gli abitanti dell’Isola di Jean Charles furono considerati i primi «rifugiati climatici» dal governo americano che stanziò 48 milioni di dollari per il loro ricollocamento. A causa dello sprofondamento del terreno e dell’innalzamento delle acque, l’isola aveva perso il 98% del suolo. Ma questo è solo uno dei più recenti episodi: uno studio dell’ U.S Geological Survey del 2011 ha mostrato come tra il 1932 e il 2010 la Louisiana abbia perso circa 4920 chilometri quadrati di costa. Dall’inizio del secolo scorso i continui perforamenti per i giacimenti di gas e petrolio hanno intaccato un territorio già instabile, assieme ai gasdotti e oleodotti per il trasporto dei combustibili. In aggiunta, per proteggere la popolazione dalle ripetute inondazioni del fiume Mississippi, furono create numerose dighe senza considerare un aspetto semplice ma paradossale allo stesso tempo: questi episodi permettevano l’arrivo dei detriti che andavano a rinforzare il terreno.

I 9 millimetri all’anno non riguardano tutta la costa nel suo insieme, ma sono una media: guardando la mappa si nota come ci siano zone più soggette al fenomeno rispetto ad altre. Il nuovo metodo sviluppato da questa ricerca aiuta nel monitorare i cambiamenti del suolo che indubbiamente si sono amplificati negli ultimi decenni.

Fonti: washingtonpost.com - geosociety.org - theguardian.com - usgs.gov - ilpost.it – wikipedia.org


Carlotta Pervilli
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Laureata in Storia, ma appassionata di giornalismo. Disorientata tra conflitti mondiali e ambiente, resta certa solo di una cosa: l’essere curiosa.
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