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La piattaforma petrolifera diventa barriera artificiale

La piattaforma petrolifera diventa barriera artificiale

Un gruppo di ricercatori lancia la richiesta di non rimuovere la piattaforma petrolifera dismesse ma lasciare che la struttura si trasformi in una barriera artificiale in favore di flora e fauna marina.

Trasformare una piattaforma petrolifera dismessa in una barriera artificiale a beneficio degli organismi marini. La proposta arriva dalla University of Technology di Sydney in Australia che ha raccolto oltre 40 esperti a livello internazionale. La legge oggi prevede che piattaforme petrolifere o altre installazioni come turbine eoliche presenti in mare vengano rimosse al termine della loro vita operativa. Eppure lasciarle dove sono potrebbe essere una buona idea.

Una barriera artificiale in favore della vita marina

L’idea va contro la logica di ripristinare l’ambiente naturale al suo stato originale una volta terminata l’attività umana. Eppure, sono convinti i ricercatori, questo è esattamente ciò che potrebbe favorire la vita marina. Gli esperti hanno analizzato l’attività attorno a piattaforme petrolifere nel Mare del Nord. Dalle ricerca è stato stabilito come le strutture abbandonate in mare posso diventare un habitat perfetto creando una barriera artificiale ideale per la flora e la fauna marina, più ancora del fondale naturale.

Le piattaforme petrolifere operano generalmente dai 20 ai 30 anni. A livello internazionale è stato concordato come le installazioni debbano essere rimosse al termine della loro attività produttiva. Eppure durante la loro attività, l’insieme di tubature di acciaio e pilastri di cemento formano uno strato perfetto per piante e animali attirando anche l’attività di pesci e mammiferi del mare.

Ridurre i costi e aiutare la natura

Si stima che attorno al mondo esistano qualcosa come oltre 7500 piattaforme petrolifere o per l’estrazione di gas. Oltre a queste piattaforme, è in aumento anche la costruzione di turbine eoliche in alto mare: il loro numero è stimato tra le 10.000 e le 20.000 unità. Rimuovere queste installazioni comporterebbe costi fino al oltre 100 miliardi di euro. Eppure, secondo l’articolo pubblicato nella rivista Frontiers in Ecology and The Environment i governi potrebbero semplicemente lasciare le strutture dove sono creando una barriera artificiale senza sentirsi in colpa di aver danneggiato l’ambiente ma, al contrario, aiutare la natura.

Anche relitti e altre strutture artificiali abbandonate in mare diventano spesso un ambiente ideale alla vita marina. Secondo gli esperti invece di rimuovere le installazioni a prescindere, ogni caso andrebbe analizzato di volta in volta per vedere se risulterebbe benefico per l’ecosistema della zona. La proposta tuttavia ha incontrato lo scetticismo di diverse associazioni ambientaliste a partire da Greenpeace. Secondo gli ambientalisti infatti la proposta finirebbe per divenire una scappatoia per le aziende petrolifere per evitare la responsabilità di ripulire dopo l’attività estrattiva.


denis venturi
Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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