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Insalata di rinforzo, perché si chiama così?

Insalata di rinforzo, perché si chiama così?

Sul perché l’insalata di rinforzo si chiama così esistono diverse versioni, la certezza è che si tratta di un piatto del Natale a Napoli

L’insalata di rinforzo è un piatto classico delle festività di Natale a Napoli e dintorni. La sua notorietà, tuttavia, non è più confinata solo nell’area campana, ma ormai è diffusa in tutta Italia. Ogni anno, infatti, nelle settimane che precedono il 25 dicembre tornano immancabili i servizi televisivi sui menù di pranzi e cene natalizi. E, in questo speciale palinsesto, un posto fisso è riservato sempre alle tradizioni partenopee. Tra cui, appunto, l’insalata di rinforzo. E, ogni anno, quindi torna puntuale la stessa domanda: perché si chiama così?

Insalata di rinforzo, perché si chiama così
Foto: Karolina Grabowska @Pexels

Perché l’insalata di rinforzo si chiama così?

L’insalata di rinforzo è un contorno a base di cavolfiore, papaccelle, olive, capperi, sottaceti e acciughe che non manca quasi mai sulle tavole dei napoletani dalla Vigilia fino al cenone di San Silvestro. Quasi mai perché con il passare del tempo qualcuno ha deciso di eliminarla dal menu. Infatti, il sapore pungente determinato dai suoi ingredienti spesso non incontra i gusti di tutti commensali (soprattutto dei bambini).

I più anziani e/o tradizionalisti, tuttavia, continuano a proporre questo piatto, uno dei tanti elementi che compongono il rito del pranzo partenopeo nel periodo di Natale. Ed è durante questi banchetti che spesso si torna a porsi la fatidica domanda: “perché l’insalata di rinforzo si chiama così?”.

Non vi sono moltissime certezze sulla ragione ufficiale. La versione più accreditata vuole che il contorno sia nato come pietanza per la cena della Vigilia di Natale. Questa infatti, secondo la tradizione, doveva essere leggera. Ecco perché solitamente si mangiavano spaghetti e piatti a base di pesce (tra cui il capitone), abitudine rimasta pressoché immutata. Ma per rendere più sostanzioso e nutriente questo pasto iniziò a essere preparata questa insalata con il compito, appunto, di rinforzare il menu.

Le altre ipotesi sul nome

Ci sono, però, altre versioni sul perché l’insalata di rinforzo si chiama così. Altrettanto diffusa è l’ipotesi che il nome derivi dalla pratica di aggiungere nuovi ingredienti dopo la prima preparazione. Dovendo accompagnare pranzi e cene dal 24 al 31 dicembre, il contorno doveva infatti essere “rinforzato” con nuove aggiunte per essere riproposto a tavola.

Altri sostengono che il nome sia dovuto alla presenza dell’aceto e del sale delle acciughe, ingredienti che “rinforzerebbero” il sapore leggero del cavolfiore. Un’altra versione ancora ritiene il contorno qualcosa in grado di stimolare l’appetito, dunque di “rinforzarlo”.

Una storia incerta

Non è solo il nome dell’insalata di rinforzo a essere incerto. Anche le origini del piatto sono poco chiare. Le diverse versione esistenti derivano tutte dall’insalata natalizia descritta dal Cavalier Ippolito Cavalcanti, duca di Bonvicino, già nel 1800 nel libro Cucina teorico-pratica, contorno che però all’epoca il letterato e cuoco napoletano chiamava caponata.

Come si prepara

La preparazione dell’insalata di rinforzo alla napoletana è molto semplice. Il primo passo è bollire in acqua salata le cimette di un cavolfiore per 10 minuti in modo tale da mantenerle sode. Una volta fatte raffreddare in una terrina, le cimette vanno condite con olio, aceto, sale e pepe. In seguito, vanno aggiunti i filetti di acciuga sotto sale tagliati a pezzetti, le papaccelle a spicchi, le olive nere, i sottaceti e i capperi dissalati. Prima di portarla a tavola, è consigliabile farla riposare almeno un paio di ore in frigo per dare il tempo al cavolfiore di insaporirsi.


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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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