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 <div class="wpb_wrapper"> <p>Coltivare <strong>vigneti biologici</strong> può garantire un’importante spinta al ripopolamento degli <strong>uccelli</strong>. Ciò non significa solo un dato positivo per l’ambiente, ma anche per il processo produttivo in sé. Gli uccelli infatti assumono nell’«ecosistema vigneto» un importante <strong>ruolo regolatore</strong>, secondo i principi della «<strong>lotta integrata</strong>» che sfrutta gli equilibri naturali tra le diverse specie.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Vigneti biologici e uccelli, un’alleanza che funziona</h2> <p>Sempre più viticoltori scelgono di coltivare vigneti biologici. questo significa rinunciare all’utilizzo di <strong>insetticidi, erbicidi e fungicidi chimici, in favore di sostanze naturali alternative</strong>. A godere dell’adozione di queste pratiche vi sono su tutti i volatili. La riduzione dell’interferenza umana sull’ecosistema garantisce la formazione e il mantenimento di un equilibrio naturale, in cui gli uccelli ricopriranno un ruolo determinante, <strong>utile all’ambiente ma anche all’uomo</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>Il <strong>ripopolamento degli uccelli nei vigneti biologici</strong>, infatti, a dispetto di quanto si possa pensare, non comporta necessariamente un rischio per le preziose bacche. Non tutte le specie si cibano d’uva, e seguendo alcune strategie è possibile, naturalmente, favorire quelle capaci di <strong>controllare insetti e animali dannosi</strong> alle piante.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p>Alcuni interessanti esempi riguardano l’installazione nei vigneti biologici di alti <strong>posatoi</strong> per le gazze. Grossi uccelli capaci di tenere lontane molti volatili dannosi per l’uva. Oppure, l’installazione di apposite <strong>«scatole» per la nidificazione</strong> dei barbagianni, ottimi per il controllo dei roditori. Così come il favorire la nidificazione di tutte quelle specie insettivore con strutture pensate per ospitarne i nidi e favorirne il ripopolamento. <strong>Un’alleanza efficace tra uomo e uccelli</strong> con evidenti e reciproci vantaggi, perfetta per un’agricoltura rispettosa dell’ambiente.</p> </div> 

vigneti-biologici-uccelli

I vigneti biologici favoriscono il ripopolamento degli uccelli, i quali, diventeranno degli alleati preziosi per la coltivazione dell’uva, nel modo più naturale possibile.

I vigneti biologici aiutano il ripopolamento degli uccelli

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">I<strong> corvi</strong> sono animali dall’intelligenza fuori dal comune e possono<strong> imparare facilmente anche dei compiti complessi</strong>. La <em>startup</em> danese <strong><em>Crowded Cities</em></strong> mira a ingaggiare i neri pennuti, addestrandoli a barattare i mozziconi trovati per terra in cambio di cibo. Un progetto che potrebbe ripulire le nostre strade e...far felici i corvi.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Un’insolita alleanza</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Un <strong>mozzicone di sigaretta</strong> impiega ben <strong>12 anni per decomporsi</strong> completamente. Una bella quantità di tempo contando che è tra gli oggetti maggiormente gettati a terra. Laddove non si può più far affidamento sul <strong>senso civico</strong> arrivano ingegno, tecnologia e...corvi! Si chiama <em>Crowded Cities</em> ed è un progetto visionario che punta sull’<a href="https://www.innaturale.com/linsospettabile-intelligenza-dei-corvi/">intelligenza di questi uccelli</a> straordinari per ripulire le strade delle città dai mozziconi. Il progetto prevede di <strong>addestrare i corvi</strong> a depositare i mozziconi di sigaretta in un <em>CrowBar</em>, un apposito dispositivo ideato per ripagare gli uccelli con una succulenta arachide.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Il progetto della startup si articola in <strong>quattro fasi</strong>: la <strong>prima</strong> in cui si presenterà del cibo ai corvi su una piattaforma affiancandolo a dei mozziconi; la <strong>seconda</strong> in cui il dispositivo inizierà a distribuire cibo solo dopo che il corvo sarà giunto ad esso; la <strong>terza</strong> in cui il <em>CrowBar</em> rilascerà un mozzicone al posto del cibo, in modo che il corvo confuso finisca per farlo cadere nel raccoglitore sottostante, ottenendo solo a quel punto un’arachide; la <strong>quarta</strong> e ultima in cui si lasceranno solo alcuni mozziconi nelle vicinanze del dispositivo.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">La startup sta preparando una <strong>fase di test</strong>, in modo da verificare l’efficacia del progetto e, soprattutto, accertarsi che le sostanze chimiche contenute nei mozziconi non intacchino la <strong>salute degli uccelli</strong>. Chissà che siano proprio i corvi ad insegnarci un po’ di <strong>civiltà.</strong></p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p><span style="color: #999999;"><em>Fonti e Immagini: inhabitat - Lisa Rest</em></span></p> </div> 

Corvi netturbini per ripulire le strade dai mozziconi delle sigarette

Corvo

Addestrare i corvi a raccogliere i mozziconi in cambio di cibo. Vi presentiamo Crowded Cities la startup danese che assume questi pennuti per ripulire le strade dalle cicche di sigaretta buttate a terra.

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Due ricercatori dell’<strong>Università di Chicago</strong>, <strong>Shane DuBay</strong> e <strong>Carl Fuldner</strong>, hanno analizzato più di 1300 <strong>diverse specie di uccelli</strong> conservati in diversi musei americani <strong>dal 1880 al 2015</strong>, provenienti dal Michigan, Pennsylvania, Ohio, Indiana, Illinois e Winsconsin. Cosa accomuna tutti questi stati? Tra tutti gli stati americani, sono tra quelli più coinvolti nello sviluppo <strong>dell’industrie manifatturiere e centrali a carbone</strong>. In questo modo i due ricercatori sono riusciti a ripercorrere storicamente la <strong>concentrazione delle emissioni di «black carbon»</strong>, o nero di carbonio, negli Stati uniti.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Sta tutto nelle ali</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">La ricerca, pubblicata su <strong>Proceedings of the National Academy of Sciences</strong> e ripresa da Scientific American, si concentrata sulle ali degli esemplari, in particolare sulla <strong>fuliggine rimasta attaccata al piumaggio</strong>. Usando una tecnologia particolare che analizza la quantità di luce riflessa, sono arrivati alla conclusione che meno luce veniva riflessa, più fuliggine vi era sulle piume. La ricerca ha tenuto conto anche degli uccelli che fanno la muta, cambiando quindi il piumaggio ogni anno. In questo modo, le polveri dell’anno precedente venivano perse, lasciando solo quelle accumulate prima di morire. I dati raccolti hanno permesso di coprire un <strong>arco temporale di 150 anni</strong>.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Nuove stime</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Questi risultati ridefiniscono le stime finora calcolate dagli scienziati. Non si tratta di sconfessare ciò che finora era stato scoperto, ma anzi scoprire che <strong>i livelli erano maggiori rispetto alle stime attuali</strong>, in particolar modo tra il 1880 e il 1910. E ciò apre anche un'altra ipotesi: le emissioni date dalla combustione del carbone probabilmente hanno avuto un <strong>impatto ancora più forte</strong> sul cambiamento climatico e <strong>ben prima di quanto sospettassimo</strong>. Finora gli scienziati hanno usato proiezioni calcolate su modelli e dati presi dai campioni di ghiaccio dell’Artico. Il problema era che spesso le stime non combaciavano tra loro.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Perché il carbone?</h2> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p style="text-align: justify;">Il nero di carbonio, chiamato anche nerofumo, è una sostanza presente nel particolato prodotto dalla <strong>combustione parziale di combustibili fossili</strong> come il petrolio o biomasse. Svariate ricerche suggeriscono che questa sostanza sia la <strong>seconda causa del riscaldamento climatico</strong> a cui stiamo assistendo dopo l’anidride carbonica. È considerata anche una delle <strong>maggiori sostanze inquinanti e dannose per la salute umana</strong>. A seconda della grandezza e forma delle singole particelle si riesce a determinare quanto calore assorbano e l’impatto che possono avere sull’ambiente.</p> </div> 

 <div class="wpb_wrapper"> <p><span style="color: #999999;"><em>Fonti: scientificamerican.com - pnas.org</em></span></p> </div> 

Cosa ci dicono le ali degli uccelli sull’inquinamento?


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Una ricerca dell’Università di Chicago ha permesso di migliorare i dati sulle emissioni di nero di carbonio da fine Ottocento sino a giorni nostri. E il metodo usato è alquanto singolare. 


Cosa ci dicono le ali degli uccelli sull’inquinamento?

 <div class="wpb_wrapper"> <h2>Il troppo rumore tra le fonti d’inquinamento</h2> <p>Il rischio sarebbe concreto e una delle concause <strong>del declino della popolazione di uccelli</strong> nelle aree urbane o in aree rurali particolarmente rumorose. Quello sui pettirossi è solo l’ultimo in ordine cronologico tra studi legati agli effetti dell’inquinamento acustico sugli uccelli. Per i ricercatori l’inquinamento del suono dovrebbe venire incluso assieme ad altri tipi di inquinamento come <strong>indicatore del degrado di un habitat naturale</strong> per le specie animali che in esso vivono.</p> </div> 

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Animali selvatici

Gli uccelli comunicano attraverso il canto ma l’inquinamento acustico prodotto dall’uomo sta distruggendo il loro modo di comunicare.

L’inquinamento acustico sta mettendo in crisi gli uccelli

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