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Digiuno in Quaresima: origini, significato, tradizioni

Digiuno in Quaresima: origini, significato, tradizioni

Il digiuno in Quaresima è un’occasione per tutti, credenti e non, per rigenerare il corpo e smaltire le tossine dell’inverno.

Nel mondo cristiano, il digiuno in quaresima ricorda i quaranta giorni che Gesù trascorse nel deserto. Secondo il rito romano inizia il mercoledì delle ceneri e termina il sabato santo.

Perché si digiuna in Quaresima?

Secondo il rito romano inizia il mercoledì delle ceneri e termina il sabato santo. Anche i credenti sono chiamati a osservare alcune norme, come quella di seguire un regime alimentare di astinenza e in alcuni giorni prestabiliti di digiuno, in particolare il divieto di consumare carne e insaccati nei giorni di magro, cioè il primo e l’ultimo giorno di quaresima.

Inoltre, si dovrebbero evitare alcolici e cibi troppo elaborati, costosi e i dolci. Oggi queste norme sono diventate un po’ più elastiche ma in passato si trattava di ordini tassativi, tanto che Carlo Magno aveva previsto la pena di morte per chi avesse trasgredito.

Rapporti tra cibo e religione

In tutte le grandi religioni il cibo non è solo necessità e piacere materiale, ma anche atto sacro, un modo per ringraziare Dio o le divinità per i loro doni. I precetti alimentari sottolineano una volontà soprannaturale che pone dei limiti invalicabili. E ogni religione è accompagnata da riti, alcuni dei quali perdurano in alcune tradizionali pratiche agricole, che hanno la funzione di porre la natura e i suoi cicli in armonia con l’attività umana: il mutare del tempo, dalle stagioni alle fasi lunari, dal periodo di semina e quello del raccolto. Questo causa il divieto di consumare determinati prodotti o animali e da qui il concetto atavico di tabù. Inoltre, le leggi, come quelle di tipo alimentare, servono a far trovare negli uomini il senso identitario delle comunità ed escludere gli eversivi o i miscredenti.

L’assunzione di cibo deve anche rispondere a esigenze spirituali di moderazione. Ogni religione ha le sue norme e le sue prescrizioni. La religione è un elemento culturale che influenza profondamente il modo di alimentarsi dei credenti. La religione cristiana non pone particolari condizioni restrittive, come ad esempio vale per la religione islamica o quella ebraica, che distingue alimenti puri da alimenti impuri, ma chiede comunque di seguire uno stile di vita alimentare improntato sulla moderatezza. Queste pratiche servono a rinforzare la virtù e a redimersi. E non a caso la gola è uno dei sette vizi capitali.

La salute dell’anima passa attraverso quella del corpo con il digiuno

Il digiuno non serve solo a fini spirituali. Gli studi antropologici hanno dimostrato come le norme alimentari religiose si pongano anche un fine profilattico, cioè igienico-salutare, dal momento che la salute dell’anima passa anche attraverso quella del corpo. La proibizione della carne nei giorni più importanti della quaresima non è soltanto un modo per temprare lo spirito del credente e preservarlo dal peccato di gola, ma anche un modo per disintossicare il corpo. Ad esempio la gotta è causata da un consumo eccessivo di alcolici e carne. Una malattia conosciuta fin dall’antichità che colpiva le classi più abbienti, perché cibi più costosi e quindi dimostrativi del proprio status sociale.

Il tempo di quaresima, inoltre, coincide con il cambio di stagione, e andando verso temperature più calde era (ed è) sconsigliabile nutrirsi di cibi grassi. La primavera che si risveglia offre nuove e molte varietà di ortaggi, frutta e verdure che vale la pena di inserire nel proprio regime alimentare a discapito di carne rossa o cibi grassi per ritrovare benessere, per dimagrire e preservare la salute. Insomma, la quaresima può essere per tutti, credenti e non, anche un’occasione per rigenerare il corpo e smaltire le tossine dell’inverno.

I cibi tipi di Quaresima

Tradizionalmente, nel passato i menu in tempo di quaresima erano a base di pane, polenta, legumi, ortaggi e pesce. Sono stati inventate delle ricette che imitano quelle del tempo ordinario ma usano ingredienti permessi offrendo comunque sostanza e proteine. Ad esempio, tra i primi piatti, accanto all’antica ribollita toscana fatta con le verdure e i fagioli, ecco la frittata di scammaro napoletana con un condimento per la pasta a base di olive nere, acciughe e pinoli, poi fatta saltare in padella. Oppure la pasta con la colatura di alici e ancora le lasagne di gran magro piemontese condite con diverse varianti come pomodoro, melanzane e grana, o erbe, acciughe e ricotta. Infine la pasta con le sarde alla siciliana, arricchita da finocchietto selvatico, zafferano, uvetta e pinoli.

Tra i secondi dominano il baccalà e lo stoccafisso. Baccalà con le patate e stoccafisso in zimino per la Liguria, il baccalà alla vicentina, il baccalà alla Cappuccina nel Friuli, dal sapore medievale, con acciughe, pinoli, cannella e zucchero. E ancora il baccalà in guazzetto o in agrodolce a Roma e baccalà mollicato in Abruzzo, prima lesso, poi al forno e ricoperto di mollica, il baccalà alla napoletana, infarinato, fritto e poi passato in forno con pomodoro, capperi, olive, uvetta e pinoli. Di origine rinascimentale, il cappon magro ligure: fette di pane abbrustolito aromatizzato da olio e aceto a strati con pesce di diverso genere e salsa genovese.

Non mancano anche dei dolci «alternativi», inventati per incoraggiare all’astinenza dai grassi senza farsi mancare niente, come i biscotti quaresimali che ritroviamo con diversi ingredienti in Liguria, in Toscana, a Napoli, Palermo Lecce… «Dolci poco dolci» come il pane di ramerino fiorentino, aromatizzato dal rosmarino, uva e zibibbo e «dolci dolcissimi» come il maritozzo romano a base di miele, pinoli, canditi e olio di oliva, un dolce che in tempi non quaresimali è farcito da panna montata.


Maria Milvia Morciano
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Archeologa e storica dell’arte, sono dottore di ricerca, specializzata in archeologia e autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative. Sono una esploratrice bulimica di luoghi e biblioteche, mentre con il cibo ho un rapporto sereno e convinta che sia la chiave per capire il mondo e le persone. Il mio motto è: dimmi come mangi e ti dirò chi sei.
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Archeologa e storica dell’arte, sono dottore di ricerca, specializzata in archeologia e autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative. Sono una esploratrice bulimica di luoghi e biblioteche, mentre con il cibo ho un rapporto sereno e convinta che sia la chiave per capire il mondo e le persone. Il mio motto è: dimmi come mangi e ti dirò chi sei.
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