Una definizione
Non c’è una ricetta precisa per creare una green economy, ma esistono delle linee guida in costante aggiornamento grazie alle quali definirla. Secondo lo United Nation Environmental Program (Unep), si può parlare di economia verde se questa è caratterizzata da una bassa produzione di emissioni di anidride carbonica, da una gestione efficiente delle risorse naturali e presenta una società inclusiva. In un sistema del genere, la crescita dei profitti e dell’occupazione sono determinati da investimenti pubblici e privati in attività economiche, infrastrutture e asset che permettano una riduzione delle emissioni e dell’inquinamento, migliorino l’efficienza nello sfruttamento delle fonti energetiche e delle risorse naturali e prevengano la perdita di biodiversità e dei servizi forniti dagli ecosistemi.
Le azioni concrete
Ma cosa significa concretamente tutto questo? Parlando di emissioni impattanti sul clima ed energia, implica l’abbandono dei combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) per puntare sulle energie rinnovabili, come il solare o l’eolico. Ma anche trasformare i veicoli che oggi utilizziamo, compresi quelli del trasporto pubblico, sostituendo gli attuali mezzi a benzina e diesel con nuovi modelli alimentati con elettricità pulita. Significa anche migliorare l’efficienza energetica degli edifici in cui viviamo per ridurre gli sprechi.
Sempre a proposito degli sprechi, la green economy include anche l’introduzione di modelli di economia circolare, nuovi approcci alla progettazione e produzione per favorire la riparazione degli oggetti e/o il riutilizzo dei materiali dei beni non più utili al loro scopo in successivi cicli produttivi. L’obiettivo è, in altre parole, ridurre il numero di rifiuti che finiscono nelle discariche dando valore a quelli che oggi vediamo ancora come scarti.
Cinque principi per la green economy
La Green Economy Coaltion, organizzazione che raggruppa oltre 50 realtà tra istituzioni, aziende e ong, nel 2019 ha individuato cinque principi per la green economy. Il primo è quello del benessere e specifica che un’economia verde deve essere incentrata sulle persone e portare una prosperità condivisa e un benessere a 360°, non solo economico. Per il secondo principio, deve promuovere equità e giustizia nella società e tra generazioni diverse, dimostrandosi inclusiva e non discriminatoria. Importante in questo senso assicurare una transizione veloce e giusta per tutti da un modello economico all’altro, coprendo i costi che questa imporrà e senza lasciare indietro i più deboli. Un esempio sono i corsi di formazione per i lavoratori dei settori più penalizzati che perderanno il posto a causa della transizione con l’obiettivo di reinserirli nei nuovi settori green che nasceranno.
Una green economy, secondo il terzo principio, salvaguarda, ripristina e investe nella natura, riconoscendo che il capitale offerto da quest’ultima non è rimpiazzabile da altri tipi di capitale. A questo scopo applica il principio di precauzione per evitare la sua perdita e il superamento dei limiti ecologici. Il quarto è orientato al supporto dei consumi e della produzione sostenibile. Tra le varie cose, invita ad allineare prezzi, sussidi e incentivi con i costi reali sostenuti dalla società, ad esempio con meccanismi che facciano pagare di più ai soggetti che inquinano e/o indirizzino i benefici verso chi impatta meno.