Creare sistemi alimentari resilienti
Nei 21 punti del documento non si parla esclusivamente di sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale. La crisi climatica e le sue conseguenze infatti non impongono solo di rivedere alcune pratiche tipiche dell’agricoltura e del vasto comparto del cibo per rendere queste attività meno impattanti. Chi lavora la terra per fornirci i suoi frutti è anche vittima dei cambiamenti climatici. Quindi, ricorda in diversi passaggi la Carta, va tutelato il suo lavoro affinché abbia i mezzi per una vita dignitosa, a partire da un reddito equo.
L’obiettivo generale, ribadito più volte nelle cinque pagine, è la creazione di sistemi alimentari resilienti oltre che sostenibili. Resilienti alle minacce sempre più gravi che si ritrovano ad affrontare come siccità, alluvioni e malattie che colpiscono le piante. Per andare in questa direzione vengono citate come linee guida l’Accordo di Parigi (il patto con cui gran parte dei paesi del mondo si sono impegnati a contenere l’aumento della temperatura mondiale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali sul lungo termine e a proseguire gli sforzi per limitarlo al 1,5°C) e l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu.
Soluzioni ad hoc per la transizione
Agricoltura e sistemi alimentari devono dunque diventare più pulite e allo stesso tempo più preparate ad affrontare le conseguenze del climate change e altri rischi. Parlando di transizione ecologica nelle campagne, i firmatari della Carta concordano sul fatto che non sia possibile individuare un’unica soluzione adatta a tutte le aree del pianeta. Va invece incentivato lo studio di modelli ad hoc che tengano conto dei fattori locali come la cultura, la storia, il sistema produttivo, i consumi e le tradizioni per rispondere alle esigenze delle singole comunità.
Innovazione tecnologica
Una delle chiavi per garantire una maggiore resilienza dovrà essere la trasformazione digitale dell’agricoltura. In uno dei 21 punti si afferma che tecnologie e approcci innovativi possono giocare un ruolo importante nell’incrementare la produttività in un maniera sostenibile, ottimizzando le risorse impiegate e aiutando i vari paesi a garantire il proprio fabbisogno alimentare nonostante gli effetti della crisi climatica.
Obiettivo “fame zero”
I livelli produttivi di cibo sono stati elevati negli ultimi due decenni, ma non a sufficienza per garantire a tutti qualcosa nel piatto. Un quarto della popolazione mondiale soffre infatti una condizione di insicurezza alimentare. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Onu “Zero hunger” (“fame zero”) è ancora lontano, si sottolinea nella Carta. Con i cambiamenti climatici in atto questo dato potrebbe aggravarsi visto che i fenomeni atmosferici estremi continuano a danneggiare le coltivazioni creando incertezza nelle filiere alimentari. La pandemia di Covid-19 non ha fatto altro che esacerbare questa situazione di precarietà, causando riduzioni nelle forniture e volatilità dei prezzi degli alimenti. Per questo il G20 ha inserito tra le sue dichiarazioni la necessità di un approccio olistico multisettoriale (come il “One Health”) per ridurre e gestire le minacce biologiche.