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Conseguenze degli incendi: danni a lungo termine per l’acqua

Conseguenze degli incendi: danni a lungo termine per l’acqua

Diversi studi provano che le conseguenze degli incendi non si esauriscono nella distruzione immediatamente visibile. A essere colpita è anche l’acqua.

Gli incendi sono una disgrazia per vaste zone della Terra. Il cambiamento climatico li ha resi più frequenti e aggressivi. Gli scienziati stanno dimostrando che le conseguenze degli incendi non finiscono con l’estinguersi delle fiamme. L’acqua dei sistemi cittadini finisce spesso per essere contaminata e questo risulta drammatico per le comunità locali. Purtroppo mancano norme chiare per affrontare questi problemi.

Conseguenze incendi

Conseguenze degli incendi e acqua:

Quando il fuoco divora un territorio la devastazione domina il paesaggio. Le conseguenze degli incendi possono essere molto più profonde. Nell’acqua vengono liberate varie sostanze chimiche tossiche, come il benzene e altri composti organici volatili e semivolatili. Mentre l’incendio viene spento, nei tubi danneggiati si verifica una perdita di pressione e vengono risucchiati fumo e sostanze tossiche dagli edifici in fiamme. Queste poi si diffondono nel sistema di distribuzione. Tutto peggiora se i pompieri devono usare gli idranti, che aumentano la circolazione dell’acqua. I tubi in materiali plastici, poi, surriscaldandosi rilasciano sostanze tossiche.

Acqua contaminata:

Uno studio pubblicato a luglio da AWWA Water Science ha analizzato le conseguenze degli incendi. Sono stati combinati i dati raccolti dal Tubbs Fire e dal Camp Fire che hanno devastato la California nel 2017 e nel 2018. È stato constatato che più del 50% degli impianti idraulici viene contaminato. 1 μg di benzene per litro di acqua è pericoloso a lungo termine; mentre 26 μg/l lo sono anche nel breve periodo. Dopo il Tubbs Fire il livello nell’acqua potabile era di 40 μg/l. Il benzene può causare nausea e vomito e a lungo termine, è cancerogeno. Le sostanze contaminanti sono molte e la loro distribuzione appare casuale.

Il vuoto legislativo:

Non esistono protocolli precisi sulle azioni per arginare le conseguenze degli incendi che gravano sull’acqua. Spesso l’acqua viene testata per la presenza di benzene o di composti organici volatili, ma non di quelli semivolatili. Le autorità ritengono che il benzene sia un indice sufficiente per la contaminazione. Fernando Rosario-Ortiz, direttore di ingegneria ambientale all’Università del Colorado, sottolinea che non possiamo esserne certi e che ulteriori test sono d’obbligo. Le indicazioni per la popolazione poi sono poco chiare e incomplete. Spesso vietano di bere e bollire l’acqua, mentre ne andrebbe proibito del tutto l’uso. Alcune sostanze dannose come il crisene, hanno punti di ebollizione alti e possono essere dispersi nell’ambiente con docce calde.

Quando i locali si sono trovati di fronte a incendi concreti hanno dovuto spesso travalicare il limite fissato dalle norme nazionali. È chiaro che i test supplementari implicano costi immediati maggiori ma senza di essi le conseguenze degli incendi rischiano di diventare irreversibili. L’acqua è un bene primario e la mancanza di protocolli che indichino come intervenire su di essa, a fronte di un incendio, deve essere colmata.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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