Oltre metà delle compagnie attive nel settore dei combustibili fossili non rispettano gli obiettivi climatici fissati con l'Accordo di Parigi.
I combustibili fossili contribuiscono in modo determinante al riscaldamento globale e le principali compagnie del settore non sono in linea con gli obiettivi climatici. A stabilirlo ci ha pensato uno studio pubblicato in Nature Climate Change che condanna il 60% delle più grandi realtà dell’ambito. I ricercatori puntano il dito contro il greenwashing e sperano che il loro lavoro possa rivelarsi uno strumento utile su più fronti.
Compagnie produttrici di combustili fossili e obiettivi climatici
A concentrarsi su quanto le compagnie attive nel settore dei combustibili fossili non si stiano veramente impegnando per raggiungere gli obiettivi climatici ci ha pensato un team di Queensland University, Oxford, Princeton e Climate Accountability Institute. I ricercatori hanno indagato sulle 142 realtà più importanti del settore e hanno cercato di capire se le loro strategie fossero in linea con il target di limitare il riscaldamento globale a 1.5 °C.
Ne è emerso che, nonostante i proclami, il 60% delle aziende non sta concretamente lavorando per rispettare i termini dell'Accordo di Parigi. Il parametro preso in analisi è stato quello della produzione di combustibili fossili. Nel mirino ci sono, in particolare, il 64% delle compagnie che si occupano di carbone, il 63% di quelle petrolifere e il 70% delle realtà del gas.
L’impatto ambientale dei combustibili fossili
La nuova indagine su quanto le principali compagnie attive nel settore dei combustibili fossili non stiano rispettando gli obiettivi climatici fanno suonare un campanello di allarme. A tali sostanze è, infatti, attribuibile oltre l’80% delle emissioni globali di gas serra, quantificabili in circa 35 miliardi di tonnellate all'anno.
Esse, bruciando, producono, infatti, CO2 e altri gas capaci di intrappolare il calore nell’atmosfera. L’effetto riscaldante permane, peraltro, a lungo. La ricerca ha indagato su cosa succederebbe se le142 compagnie continuassero la loro attività al ritmo del periodo 2010-2018,. Entro il 2050 queste eccederebbero la produzione di combustibili fossili "concessa" nel rispetto del target. Il surplus sarebbe del 68% per il carbone, del 42% per il petrolio e del 53% per il gas.
Risolvere il problema di combustibili fossili e obiettivi climatici
Il nuovo studio punta a diventare una risorsa importante. I ricercatori mirano a fare in modo che per le compagnie attive nella produzione di combustibili fossili non sia più possibile limitarsi ai proclami sugli obiettivi climatici. Saphira Rekkem, autrice leader, ha spiegato che lo scopo è che ciascuno possa fare il punto sull’avanzamento delle compagnie nel raggiungimento dei target.
Ciò implica, però, andare oltre le dichiarazioni per comprendere ciò che un piano realistico implica. Lo sviluppo di un sistema univoco e comprensibile per la valutazione dei dati e la totale trasparenza sono visti come presupposti indispensabili per la lotta al greenwashing.
Le principali compagnie del settore combustibili fossili sembrano lontane dal raggiungimento degli obiettivi climatici. Il lavoro è, dunque, anche destinato alle autorità che sono chiamate a favorire la transizione. Nello studio viene, però, evidenziato che le eccezioni positive non mancano. Delle cinque principali realtà australiane, per esempio, BHP ha utilizzato tra il 2014 e il 2020, solo l’87, l’85 e il 92% del suo budget di carbone, petrolio e gas.