Uno studio rivela le motivazioni che spingono alcune specie di pesci a praticare il cannibalismo della propria prole.
Crescere dei figli non è certo uno scherzo. Non lo è anche essere un avannotto (il piccolo dei pesci), soprattutto se appartieni a determinati specie. Infatti, alcuni pesci praticano il cannibalismo e si cibano dei propri piccoli. Uno studio ha trovato una spiegazione a questo comportamento che sembra apparentemente svantaggioso dal punto di vista evolutivo.
Pesci che praticano cannibalismo
Lo studio sul cannibalismo tra pesci è stato coordinato da Peter Dijkstra e da Jake Sawecki, rispettivamente biologo della Central Michigan University e ricercatore dell’Università statale del Michigan. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Biology Letters. I ricercatori hanno concentrato le proprie attenzioni su una specie particolare: Astatotilapia burtoni. È un pesce appartenente alla famiglia dei Ciclidi che vivono nelle acque dell’Africa centrale.
Questi pesci che praticano cannibalismo sono degli incubatori orali. Le uova vengono quindi deposte e successivamente conservate all’interno della bocca del genitore. Una volta schiuse le uova e nati gli avannotti, le cure parentali della madre non terminano. Infatti, i piccoli sfruttano la bocca del genitore come rifugio quando si sentono in pericolo.
Perché alcuni pesci praticano cannibalismo
Dijkstra, Sawecki e il loro team di ricercatori sono rimasti stupiti dal cannibalismo che praticano alcune specie di pesci. Infatti, questo comportamento sembra apparentemente essere controproducente dal punto di vista evolutivo. I genitori arrivano a mangiare anche quasi tre quarti della propria prole, diminuendo così il numero di figli che portano il loro corredo genetico.
Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che il cannibalismo praticato da alcune specie di pesci non è svantaggioso in termini evolutivi. Quando i genitori custodiscono le uova e gli avannotti in bocca, non possono mangiare e hanno maggiori difficoltà a respirare. Questi fattori, uniti al dispendio energetico che serve per allevare la prole, creano una condizione di forte stress. Le carenze nutritive vengono alleviate nutrendosi di quello che si ha al momento, cioè i piccoli pesci in bocca.
Correlazione tra cannibalismo e salute dei pesci
Lo studio svolto da Dijkstra e Sawecki ha messo in relazione il fenomeno del cannibalismo con lo stato di salute dei pesci. Secondo i ricercatori, i genitori migliorano le proprie condizioni di salute fisica prendendo le sostanze nutritive da una parte della prole. I genitori che praticano cannibalismo sono in grado di deporre nuove uova nel giro di pochi mesi, aumentando così il numero di nuovi nati con maggiore velocità.
Inoltre, lo studio ha rilevato che non tutti i genitori di questa specie di pesci pratica cannibalismo. Infatti, questo comportamento che agli occhi dell’uomo appare orribile è messo in atto solo da quei genitori in cui sono state trovate alte concentrazioni di sostanze chimiche derivate da condizioni di stress. A parte questi casi, i pesci ciclidi hanno dimostrato di essere dei genitori amorevoli e attenti alla prole.
Il cannibalismo negli altri pesci
Non è raro il cannibalismo tra pesci, anche se è più facile che venga praticato da esemplari non imparentati tra loro. Per questo motivo, i ricercatori hanno ipotizzato che la voracità dei pesci Ciclidi dell’Africa centrale nei confronti della propria prole possa essere condivisa anche da altre specie. Intanto lo studio di Dijkstra e Sawecki ha fatto luce su come questi pesci riescono a mantenersi in salute nonostante le uova e i piccoli in bocca.