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Bake in space: come fare il pane nello spazio

Bake in space: come fare il pane nello spazio

Il progetto si chiama Bake in Space e ha uno scopo tanto preciso quanto complesso: produrre un impasto e un forno adatti alla panificazione nello spazio, tenendo conto della minaccia più insidiosa su una navetta spaziale: le briciole. Per quanto possa sembrare strano ogni tipo di pane (eccetto le tortilla) è stato bandito dalle missioni spaziali fin dalla missione Gemini 3, dove un paio di morsi a un normale sandwich in assenza di gravità rischiarono di compromettere l’integrità della navetta e la salute degli astronauti.

Un panino per lo spazio

Quando gli astronauti del Gemini 3 rientrarono dalla loro missioni subirono una strigliata perfino dal Congresso americano, in primis perché il panino fu trafugato senza permesso. Le briciole liberate in assenza di gravità dopo un paio di morsi avrebbero potuto accecare gli astronauti, penetrare nei loro polmoni ferendoli, o addirittura infilarsi nella strumentazione della navicella causando malfunzionamenti e incendi. Risultato? Niente più panini a bordo, e niente in particolare che potesse provocare briciole.

Ora gli scienziati vogliono riprovarci, convinti che la strada del cibo prodotto direttamente nello spazio sia quella più corretta, filosofia che si ritrova anche negli esperimenti con la lattuga spaziale. L’obiettivo è quindi semplice ma complesso allo stesso modo: riuscire a realizzare un pane nello spazio con energia elettrica limitata e un impasto il più compatto possibile.

Equilibrio tra praticità, consistenza e gusto

Il progetto Bake in Space si propone proprio questo traguardo, e pensa di riuscirci entro la fine del 2018. Alla sua realizzazione hanno partecipato scienziati da tutto il mondo dalle specializzazioni più disparate, la cui sfida più grande è stata rendere un impasto compatto ma dalla consistenza invitante. Il design del forno da questo punto di vista è sicuramente d’aiuto, anche se gli ingegneri hanno dovuto schivare due paletti particolarmente rigidi: consumo massimo 250 Watts e temperatura massima della superficie esterna del forno non superiore a 45 gradi.

Un’alternativa per la cottura classica potrebbe essere quella sottovuoto, tecnologia promettente che sfrutta l’abbassamento della temperatura di ebollizione dell’acqua con l’abbassamento della pressione. In ogni caso tutto il procedimento si svolgerà sotto la supervisione del controllo a terra, attraverso una telecamera posizionata nel forno.

Ultimo punto dell’esperimento, non meno importante, sarà osservare il comportamento dell’impasto acido nello spazio, in modo da comprendere il comportamento di alcune reazioni chimiche e microrganismi in assenza di gravità.

Fonti: newscientist.com - focus.it - bakein.space - ideas.ted.com - nasa.gov


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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