La raccolta differenziata dei vestiti
Con l’entrata in vigore della raccolta differenziata dei rifiuti tessili urbani dovremo impegnarci a trattare i vestiti come facciamo già con umido, carta, vetro e plastica. Non ci sarà, tuttavia, una modalità di gestione di questi rifiuti unica per tutto il Paese. Ogni Comune potrà introdurre il sistema che ritiene più adeguato al proprio territorio e ai propri utenti. Ci sono già molte amministrazioni lungo la Penisola che hanno predisposto i cassonetti o le campane nelle strade o degli appositi spazi nelle isole ecologiche.
Gli esempi più comuni sono i cassonetti gialli che si trovano in molte città italiane. I vestiti che vengono buttati in questi contenitori non sono infatti destinati alla beneficenza, come molte persone credono. Vengono invece prelevati da realtà, spesso cooperative sociali, che si occupano del loro trattamento e di sancirne la destinazione. Tre sono i possibili percorsi: riutilizzo (cosa che avviene per il 68/70% delle quantità raccolte, secondo Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile), riciclo del materiale (29%) o smaltimento (3%).
Raccolta vestiti obbligatoria, ma mancano le regole
Ci sono però molti altri Comuni che la raccolta dei rifiuti tessili urbani devono imbastirla da zero. E qui arrivano i problemi. I sindaci lamentano infatti che il recepimento dell’obbligo anticipato è arrivato senza che il ministero della Transizione ecologica abbia definito e indicato loro linee guida od obiettivi da raggiungere in materia. In pratica, si è iniziato a giocare una partita senza che prima venissero stabilite le regole.
La protesta, raccolta a fine 2021 dalla rivista Altreconomia, giunge dall’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani. Quest'ultima aveva peraltro proposto un emendamento alla Legge di bilancio 2022 in votazione finale alla Camera, e non recepito nel testo approvato dal Senato, per chiedere che l’obbligo fosse posticipato almeno di un anno. Ora, dopo la caduta dell'esecutivo Draghi, sarà compito del nuovo governo che uscirà dalle urne del 25 settembre, in particolare del nuovo titolare del ministero per la Transizione ecologica, colmare questo vuoto.