Il 10 per cento più ricco degli USA è responsabile del 40 per cento delle emissioni di CO2 e la colpa è soprattutto degli investimenti.
La crisi climatica è un problema di tutti, ma un nuovo studio condotto negli USA ha mostrato che le emissioni di CO2 sono, spesso, responsabilità dei più abbienti. Il lavoro, pubblicato in PLOS Climate, ha messo, per la prima volta, da parte i consumi e ha indagato sul rapporto tra emissioni e investimenti finanziari. Le sproporzioni sono apparse evidenti e ora i ricercatori chiedono alle autorità interventi coerenti.
Statistiche sulle emissioni di CO2 negli USA
Quando si cerca di tracciare le emissioni di CO2 e di altri gas serra, il metodo di lavoro più comune consiste nel focalizzarsi sui consumi. Si calcola, dunque, qual è l’impronta del cibo acquistato, dei vestiti indossati, dei mezzi scelti per muoversi e di altri campi simili. A ribaltare la prospettiva ci ha ora pensato un team dell’Università del Massachusetts Amherst.
I ricercatori hanno messo al centro delle loro indagini gli investimenti finanziari e l’impatto ambientale connesso al reddito da essi generato. È emerso, dunque, che il 10% più benestante della popolazione statunitense genera, da solo, il 40% delle emissioni di gas serra prodotte attualmente nel Paese. Restringendo il campo all’1% più ricco il valore risulta del 15-17%.
Quanta CO2 produce un americano?
La nuova ricerca cambia notevolmente la prospettiva sulla valutazione delle emissioni di CO2 negli USA. Un americano produce, in media, 14.4 t di anidride carbonica all’anno, ma, guardando ai nuovi dati è chiaro che l’equa divisione non è sensata. Le entrate di 15 giorni dello 0.1% più ricco della popolazione americana hanno un’impronta di carbonio maggiore di quella connessa al reddito di un’intera vita di una famiglia del 10% più povero.
Per arrivare a tali risultati i ricercatori hanno analizzato le informazioni relative a 2.8 miliardi di operazioni finanziarie, raccolte negli ultimi 30 anni, e hanno cercato di tracciarne l’impatto ambientale. Hanno, quindi, esaminato tanto le emissioni generate in maniera diretta dalle compagnie destinatarie degli investimenti, quanto quelle legate alla filiera.
Limitare le emissioni di CO2 nel mondo
I ricercatori sperano che il nuovo studio possa diventare uno strumento importante per il governo americano. L’auspicio è, infatti, che esso spinga le autorità a ricalibrare le tasse connesse alle emissioni per dare maggior rilievo al reddito e minore importanza ai consumi. Jared Starr, autore leader, ha specificato che il sistema attualmente in vigore finisce per pesare sulle famiglie più povere e per gravare in modo marginale sui più abbienti.
L’esperto si è detto comunque consapevole che un ripensamento delle modalità di tassazione rappresenta un obiettivo ambizioso, soprattutto di fronte alla sproporzione di influenza politica su cui le diverse fasce della popolazione possono contare. Tracciare le emissioni di carbonio connesse alle azioni finanziarie si rivela, per altro, molto complicato.
Il nuovo studio ha certificato che negli USA esistono dei veri e propri “super-emettitori” di CO2 e di altri gas serra. Secondo le stime lo 0.1% della popolazione arriverebbe a emettere 3.000 t di carbonio all’anno. Il problema non è, comunque, un’esclusiva americana. A livello globale, infatti, i miliardari sembrano poter vantare un’impronta di carbonio un milione di volte maggiore rispetto a quella di chi non appartiene al 10% che costituisce l’élite dei più ricchi.