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Rivoluzione verde 3.0

Rivoluzione verde 3.0

Sistemi di coltivazione automatizzata si stanno diffondendo sempre di più in tutti i paesi industrializzati, fino a dare l'idea che il nostro giardiniere di fiducia molto presto potrebbe essere una macchina.

Negli ultimi anni si è venuto a formare un filone di prodotti legato alla coltivazione domestica di piante, strumenti dall’elevato contenuto tecnologico il cui scopo è automatizzare il più possibile la manutenzione e la cura dell’orto ‘urbano’. Grazie a nuove tecniche di produzione come la coltivazione idroponica e alla miniaturizzazione dei diversi sensori oggi è possibile progettare hardware in grado di assolvere tutte le mansioni di un attento giardiniere (quasi tutte almeno), aprendo le porte per una rivoluzione verde 3.0.

Una questione di variabili

Può essere un esercizio impopolare per qualcuno, ma immaginare la pianta come una macchina è utile quando si vuole progettare uno strumento del genere: il nostro orto necessita di una serie di input per dare un insieme di output, tutto qui. Ok, ma quali sono le nostre variabili di partenza? Prima lezione di giardinaggio, le piante hanno bisogno di acqua, aria e luce.

Detto un po’ meglio: hanno bisogno di ossigeno e anidride carbonica, dei giusti minerali a portata di apparato radicale e della giusta quantità di acqua, ma anche di luce del giusto spettro e della temperatura adeguata. Abbiamo evidentemente semplificato molto la questione, ogni pianta ha i suoi specifici parametri di sopravvivenza e i suoi range ottimali, ma l’esercizio di ogni bravo ingegnere inizia proprio dalla ‘semplificazione’.

Urban cultivator per la rivoluzione verde 3.0

Un esempio molto concreto delle possibilità che gli ultimi ritrovati della tecnologia ci offrono è l’Urban Cultivator, una sorta di mini serra della dimensione di un mobile da cucina. Progettato in Canada, è uno dei prodotti più concreti presenti sul mercato, permette di coltivare le proprie erbe aromatiche e insalate direttamente al fianco del frigorifero.

Il funzionamento è decisamente semplice considerando che il nostro giardiniere elettronico è in grado di monitorare pH e residuo fisso dell’acqua, di somministrare la giusta quantità di luce con lampade studiate appositamente in un ambiente gestito al 100% con tecnica idroponica, eliminando tra le altre cose la necessità di erbicidi e insetticidi vari. Purtroppo però le potenzialità di questo avveniristico strumento hanno dei limiti, il primo è il costo, che si aggira attorno ai 2200 euro per il modello base, per arrivare alle dimensioni delle piante gestibili, che non vanno oltre all’erba cipollina, per intenderci.

Il frisbee col pollice verde

Cosa succede quando un professore di agronomia alla Princeton University, Adam Wolf, incontra il designer dietro alla famosissima Go Pro, Fred Bould? Contro ogni previsione nasce uno strumento identico a un frisbee come aspetto, ma dallo scopo assolutamente originale: tenere il punto sulla situazione nei campi degli agricoltori più innovativi.

Si chiama Pulsepod ed è un concentrato di tecnologia alimentato a energia solare veramente unico nel suo genere, grazie alla dotazione tra le altre cose di uno spettrometro a sei bande, radiometro a quattro vie e pluviometro acustico. In parole povere un complesso apparato in grado di affettuare moltissime rilevazioni di diversa natura in tempo reale, regalando al contadino del futuro un vantaggio che se sfruttato a dovere può essere un vero game changer: dati. Un fiume di dati. E se si riescono a elaborare in maniera corretta quei dati si può monitorare dalla crescita di ortaggi su una pianta alla ricomparsa dell’erba in un pascolo, passando per il colore dell’uva sulle viti al volume delle precipitazioni.

Stiamo assistendo proprio in questi anni a una nuova rivoluzione che sembra sintetizzare in perfetta armonia il silicio della refrattaria elettronica con le necessità del verde vivo delle piante, che sia la volta buona per ribaltare i rapporti tra Natura e Cultura?


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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