Una nuova ricerca ha rivelato che l’impatto della psicologia sulla lotta al cambiamento del clima è potenzialmente importante.
A un primo sguardo potrebbe sembrare che psicologia e lotta al cambiamento del clima abbiano poco in comune, ma la verità è che la prima può diventare una risorsa importante. Un nuovo studio pubblicato in Sciences Advances ha, infatti, indagato in modo sperimentale su come la prima sia in grado di aiutare a promuovere comportamenti eco-friendly. L’apporto delle scienze comportamentali appare importante, ma calibrare gli interventi in base al target si rivela un presupposto necessario.
Il ruolo della psicologia in come ci accorgiamo del cambiamento del clima
Il cambiamento del clima è un problema pressante, ma fare in modo che tutti ne siano consapevoli e agiscano di conseguenza è tutt’altro che semplice, se non fosse che ora un aiuto inaspettato potrebbe arrivare dalla psicologia. La motivazione svolge un ruolo di rilievo, ma capire come fornirla risulta tutt’altro che semplice. Molto dipende, infatti, dal contesto in cui si opera e strategie efficaci in un luogo, o con determinati soggetti, si rivelano del tutto controproducenti in altri ambiti.
Un team internazionale di 250 ricercatori ha indagato proprio su tale questione, sottoponendo a test sperimentali 59.440 persone, residenti in 63 Paesi. L’obiettivo era sviluppare un tool che aiutasse a pianificare interventi coerenti in base al target di riferimento e fornire, quindi, una risorsa per stimolare i comportamenti eco-friendly. Sono state, dunque, testate 11 diverse strategie dalla provata efficacia.
Psicologia e cambiamento del clima: un aiuto organizzativo
La psicologia ha molto da dire a chi è in prima linea per la lotta al cambiamento del clima. La ricerca si è concentrata su quattro principali ambiti: convinzioni, supporto politico, volontà di condividere informazioni e impegno pratico concreto, in questo caso declinato in sostegno a un progetto di riforestazione. Ne è emerso che la consapevolezza viene aumentata soprattutto dalla riduzione della distanza psicologica.
Tale pratica consiste nel mostrare che gli effetti del riscaldamento globale riguardano il qui e ora, piuttosto che realtà lontane. Per fare in modo che gli individui sostengano politicamente le cause ambientaliste, sembra, invece, più efficace porli di fronte alla sfida di scrivere una lettera alle generazioni future. Condividere contenuti a tema appare, inoltre, più semplice dopo che si è bombardati di prospettive catastrofiste. Quest’ultima strategia sembra, però, rendere ancora più inclini al negazionismo gli scettici.
Psicologia e cambiamento del clima
La nuova ricerca sottolinea che la psicologia può rivelarsi un’alleata fondamentale per chi vuole promuovere la lotta al cambiamento del clima. I risultati hanno, infatti, mostrato che ogni contesto richiede la messa a punto di piani specifici e la prima può dare importanti indicazioni sull’argomento. In Austria, per esempio, la riduzione della distanza psicologica ha portato un aumento significativo di consapevolezza tra i partecipanti.
In Germania, Paese potenzialmente simile, la pratica non ha sortito nessun effetto. Gli studiosi hanno, dunque, provato a tradurre i risultati in un web tool. Questo permette di selezionare goal, target dell’intervento (per cui è possibile scegliere genere, nazione, età, livello di istruzione e di reddito, eccetra) per vedersi restituire una serie di proposte coerenti.
La psicologia ricorda che non esistono, purtroppo, formule magiche per rendere la lotta al cambiamento del clima più efficace. Dal nuovo studio emerge, però, che l’86% degli individui testati era convinto che il riscaldamento globale fosse un problema e che il 72% di essi sembrava anche deciso a sostenere politiche per la mitigazione dei danni.