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Plastica negli oceani: ognuno ha un ruolo nel limitarla

Plastica negli oceani: ognuno ha un ruolo nel limitarla

Limitare la plastica negli oceani è ormai una priorità, ma per farlo autorità e singoli in tutto il mondo dovranno impegnarsi al massimo grado.

Un recente report realizzato da SYSTEMIQ e The Pew Trusts ha nuovamente lanciato l’allarme sulla plastica negli oceani. Questo tipo di inquinamento sta soffocando gli ecosistemi e agire è una responsabilità collettiva. Cambiare il sistema non appare facile, ma le possibilità non mancano. Per istituzioni e singoli il momento di mettersi in prima linea è, però, ormai arrivato.

plastica negli oceani

La plastica negli oceani:

Il G20 ha offerto una nuova occasione per riflettere sull’emergenza rappresentata dalla plastica negli oceani. La produzione di rifiuti solidi di questo tipo è aumentata da 25 milioni di tonnellate nel 1990 a 86 nel 2020. Ogni anno in questi straordinari ambienti finiscono 11 milioni di tonnellate di plastica e la quantità sembra destinata a triplicare entro il 2040. La paura è che, ai ritmi attuali, nel 2050 negli oceani ci sia più plastica che pesce. La consapevolezza di questa problematica appare in aumento, ma, nonostante le promesse, gli sforzi non bastano. Con il livello di impegno attuale la riduzione dell’inquinamento da plastica negli ambienti marini non supererà, infatti, il 7%.

Limitare l’inquinamento da plastica:

Secondo le Nazioni Unite l’unica chance per salvare il pianeta consiste nell’azzerare le emissioni di plastica negli oceani entro il 2050. Si tratta di un obiettivo ambizioso che richiede bruschi cambiamenti. Bisognerebbe, infatti, passare da un sistema lineare, basato su un singolo, breve uso di ogni prodotto, a uno circolare, che punta al riutilizzo. Migliorare le strutture di riciclo è prioritario, così come sviluppare processi, che aggiungano valore ai prodotti, invece di togliere loro qualità. Esistono, poi, tecnologie in grado di ripulire gli oceani dai rifiuti già sversati. Per quanto questi costosi meccanismi non rappresentino una soluzione, non possono che essere considerati parte integrante dei futuri piani.

Il ruolo di ognuno:

Con un impegno costante e coerente, entro il 2040 potremmo ridurre la plastica negli oceani dell’82%. Seve in primis una solida collaborazione internazionale. Molte nazioni si sono imposte obiettivi separati, ma ciò, a livello globale, non fa purtroppo la differenza. Paesi ad alto reddito e Paesi in via di sviluppo dovranno puntare a traguardi diversi, ma ognuno avrà una parte determinante. Una simile rivoluzione non può, poi, che passare dai singoli. Incentivare l’utilizzo di plastica riciclata, riducendo al minimo la produzione di quella vergine, è un passo decisivo. L’educazione alla tutela degli ecosistemi deve essere considerata parte integrante dell’educazione e le campagne d’informazione devono essere promosse con impegno.

Ridurre la plastica degli oceani non sarà semplice, ma il rischio è di trovarsi presto a un punto di non ritorno. Il tempo, insomma, scarseggia e il conto alla rovescia non durerà più di 29 anni. Siamo riusciti a riempire di rifiuti luoghi sterminati come gli oceani. Ora non possiamo che sperare che l’umanità si dimostri altrettanto abile nel compiere l’impresa opposta.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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