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Pescatori e ricercatori insieme per il mare: i risultati del progetto Mo.Ri.Net

Pescatori e ricercatori insieme per il mare: i risultati del progetto Mo.Ri.Net

Con il progetto MoRiNet i ricercatori dell’ISPRA e i pescatori hanno ripulito il mare da enormi quantità di rifiuti dannosi per l’ambiente

In mare finiscono tanti rifiuti di ogni genere. Alcuni vi finiscono per via dell'inciviltà delle persone, altri invece sono stati persi per caso. I ricercatori dell'Istituto Superiore per la Ricerca e l’Ambiente (ISPRA) hanno monitorato il mare e raccolto gli attrezzi dei pescatori persi. Ora, uomini di scienza e di mare uniscono le forze per tenere pulito l'ecosistema marino.

Pescatori ricercatori mare (2)
@envatoelements

Il progetto Mo.Ri.Net

I ricercatori dell'ISPRA hanno portato a termine il progetto Mo.Ri.Net. Quest'ultimo consisteva nel monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma. Il progetto è nato dal partneriato composto da ISPRA, PolieCo, Università degli Studi di Siena, AMP Isola dell'Asinara e AMP Capo Carbonara. Lo scopo del progetto era quello di rimuovere i rifiuti marini, tra cui le reti dei pescatori perse o impigliate.

L'operazione è stata divisa in tre fasi ed ha interessato nello specifico l'area marina protetta dell'Isola dell'Asinara e dell'area marina protetta di Villasimius. I campionamenti sono stati eseguiti a bordo di due imbarcazioni: Vega 1 (luglio e agosto 2022) e la nave oceanografica Astrea di proprietà dell’ISPRA (ottobre 2022).

Le tre fasi dell'operazione

Durante la prima fase del progetto Mo.Ri.Net sono stati individuati gli habitat e le specie presenti. Inoltre, con l'utilizzo di Multibeam e ROV (Remotely Operated Vehicle) è stato determinato il numero, la tipologia e la densità dei rifiuti. In queste occasioni sono stati eseguiti anche dei campionamenti in relazione alle microplastiche.

Nel corso della seconda fase sono stati rimossi i rifiuti marini. In questa operazione è stata fondamentale la collaborazione dei pescatori con i ricercatori che ha permesso di raccogliere circa 2 tonnellate di rifiuti: reti da pesca, bottiglie di vetro e di plastica, lattine e sacchetti. Infine, con la terza fase (coordinata da PolieCo) era prevista la gestione dei rifiuti, ma questi ultimi sono risultati non idonei al processo di riciclaggio.

I risultati ottenuti dai ricercatori e dai pescatori

Nel corso delle operazioni sono state condotte campagne di pesca dei rifiuti. Nel Golfo dell'Asinara i pescatori e i ricercatori hanno raccolto circa 97 oggetti per chilometro quadrato, con un massimo di 732 oggetti per chilometro quadrato. In alcune cale però non è stato trovato nessun rifiuto in mare. Ci sono poi aree più inquinate. Ad esempio, nel golfo di Venezia sono stati trovati circa 576/576 oggetti per chilometro quadrato tra il 2014 e il 2015.

Inoltre, sono state eseguite delle analisi su diverse specie ittiche. Queste ultime sono state analizzate per verificare l’eventuale ingestione di particelle di plastica. I risultati hanno mostrato che, anche in questo, le percentuali riscontrate sono più basse rispetto a quelle che sono state osservate negli anni precedenti in altre aree del Mediterraneo.

I danni provocati dai rifiuti in mare

I ricercatori hanno continuato a monitorare i fondali marini con il ROV ed hanno notato che i rifiuti interagiscono negativamente con l'ambiente marino. Gli strumenti dei pescatori continuano a svolgere la loro funzione nonostante siano persi e possono provocare danni ai coralli o diventare una trappola per altri animali. Il modo migliore per aiutare il mare è ridurre la quantità di rifiuti che produciamo.


Emmanuele Occhipinti
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Una passione per la natura coltivata fin da piccolo mi ha condotto a studiare Scienze dell’Ambiente e della Natura ma, in seguito ad un sogno rivelatorio (se si vuole credere a questa versione), mi sono ritrovato con carta, penna ed un sogno nel cassetto.
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