La nebbia marittima si forma quando l’aria calda entra in contatto con le fredde acque e, da Lupa a Caligo, le leggende le danno molti nomi.
L’espressione nebbia marittima potrebbe apparire un ossimoro, ma i grigi banchi sulle coste sono tutt’altro che rari. Il fenomeno si verifica quando l’aria calda entra in contatto con le gelide acque del mare e poi finisce per espandersi anche nell’entroterra. Nelle varie zone d’Italia l’inquietante foschia è chiamata in diversi modi e, che si parli di Lupa o di Caligo, essa è protagonista di diverse leggende.
Come si forma la nebbia marittima?
La nebbia marittima in meteorologia viene definita nebbia da avvezione. Essa si forma quando delle masse d’aria calda scorrono sopra le acque molto più fredde e il vapore al loro interno inizia forzatamente a condensare. Nel nostro Paese ciò si verifica quando l’aria proveniente dalla fascia sub-tropicale dell’entroterra desertico africano, deve passare sopra il Mar Mediterraneo in stagioni in cui le temperature delle acque sono ancora relativamente basse. Ciò avviene per lo più in primavera. Si formano, dunque, dei banchi di nebbia che le brezze sospingono verso la costa e che, a causa della mancanza di rilievi, finiscono per estendersi anche nell’entroterra.
Come si chiama la nebbia marittima?
Alla nebbia marittima in Italia vengono dati diversi nomi. In Sicilia e al Sud essa viene chiamata Lupa di Mare, mentre in diverse regioni del Centro-Nord, il nome che le viene attribuito è Caligo. Il termine Lupa deriva probabilmente dal caratteristico suono che le navi emettevano per segnalare la propria presenza in tale situazione di scarsa visibilità. Per generarlo si utilizzava una conchiglia marina chiamata in gergo brogna e l’effetto era simile a quello di un ululato. Il termine Caligo è, invece, di origine latina e si rifà alla tradizione nautica medievale.
Nebbia marittima e leggende legate alla Caligo
Secondo la tradizione alla nebbia marittima si legano diverse leggende e le fole di cui è protagonista la Caligo sono particolarmente inquietanti. Tra Liguria e Toscana si narra, infatti, che i banchi non siano altro che gli spiriti che tornano sulla Terra a prendere le anime rimaste intrappolate nel nostro mondo. Questi riaccompagnerebbero, poi, coloro che non hanno trovato pace attraverso il mare verso l’Aldilà. Le onde, cullando i defunti, li calmerebbero permettendo loro di trovare il riposo tanto agognato.
La leggenda della Lupa di Mare
Il termine Lupa si colora di tinte cupe. In linea generale il fenomeno era guardato con paura dai pescatori, per cui era tanto pericoloso, quanto sinonimo di scarsità di cibo, ed essi vi attribuivano un’origine demoniaca. In Sicilia, però, la leggenda è alimentata dal mito. Nell’antichità si narrava, infatti, che Scilla fosse una bellissima ninfa che viveva sulla sponda calabrese dello stretto.
Quando Glauco, dio per metà uomo e per metà pesce, si innamorò di lei, questa fuggì e quindi egli si rivolse a Circe per ottenere un filtro d’amore. La maga, infatuata del giovane, avrebbe, però, trasformato Scilla in un mostro. La ninfa sarebbe, quindi, fuggita presso il famoso scoglio e i suoi spaventosi ululati risulterebbero udibili nelle notti di nebbia.
La nebbia marittima è un fenomeno affascinante, molto diverso da quello che siamo abituati ad associare al Nord Italia e alla pianura Padana. La visibilità è, in primis, meno inficiata, per quanto i disagi per i pescatori restino pesanti. I banchi si dissolvono, poi, in genere appena i caldi raggi del sole li investono e la durata dell’evento è, quindi, piuttosto breve.