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La storia del pangiallo, il dolce del solstizio d’inverno

La storia del pangiallo, il dolce del solstizio d’inverno

Il pangiallo ha un’antica storia che inizia con i Romani, che lo preparavano in occasione del solstizio d’inverno come segno di buon auspicio.

Le ricette non raccontano solo i passaggi per preparare manicaretti e leccornie di ogni tipo. Infatti, il cibo può anche avere un significato ben specifico. Ad esempio, il pangiallo è un dolce che, fin dall'inizio della sua storia, veniva preparato in occasione del solstizio d’inverno e donato durante un momento di festa come segno di buon auspicio.

La storia del pangiallo, il dolce del solstizio d’inverno
@envatoelements

Il pangiallo: un dolce dalla storia antica

Il pangiallo è un dolce che, tradizionalmente, veniva preparato a mano nelle case delle famiglie romane. Il pangiallo ha una forma tondeggiante e un colore tendente al giallo. Al suo interno sono custoditi pezzi di frutta secca e cedro candito, il tutto amalgamato in un gustoso impasto con il miele. Il pangiallo è un dolce apprezzato nella cucina natalizia della tradizione romana.

Secondo alcuni, il caratteristico colore giallo è dovuto alle spezie contenute nell’impasto e alla doratura conseguente alla cottura in forno. Altri, invece, consigliano di spalmare superficialmente uno strato di pastella di uovo. Infine, esiste una terza linea di pensiero che preferisce usare dello zafferano per colorare il pangiallo.

La storia del pangiallo

Per scoprire la storia del pangiallo bisogna tornare al tempo della Roma imperiale. Già duemila anni fa, le famiglie di contadini preparavano questo dolce durante il solstizio d’inverno. Successivamente, il pangiallo veniva donato ai notabili in occasione della festa dedicata al sole (25 dicembre) come segno di buon auspicio.

L’idea che il pangiallo abbia una lunga storia è consolidata anche dal fatto che la ricetta compare in un antico trattato di cucina. Infatti, gli ingredienti del pangiallo compaiono in un capitolo del “De re coquinaria” di Apicio. L’esperto cuoco della Roma imperiale suggeriva di utilizzare miele pepato, vino puro, uva passita, ruta e frutta secca.

Le varianti del pangiallo

Come spesso accade per le ricette che hanno origini antiche, nel corso della sua storia si sono sviluppate diverse varianti da quella originale. Anche il pangiallo non è esente da questo fenomeno di personalizzazione della ricetta in base ai propri gusti e agli ingredienti a disposizione. Infatti, anche all’interno del Lazio si possono trovare alcune varianti di questo dolce.

Ad esempio, nel corso della storia del pangiallo è stata ideata una variante che prevede l’utilizzo di una glassa gialla. Altri si sono addirittura spinti a sostituire la glassa gialla con una a base di cioccolato. Inoltre, non sono rare anche le contaminazioni con altre ricette. Ad esempio, nel viterbese si aggiunge il pepe, in maniera simile al panpepato di origine umbra.

Pangiallo: una storia che parla di società

Gli ingredienti utilizzati per preparare il pangiallo non sono sempre uguali. Questi ultimi, infatti, possono variare in base alle proprie disponibilità economiche di chi lo preparava in casa. Infatti, nel corso della storia del pangiallo, le mandorle e le nocciole potevano essere sostituite da altra frutta secca a buon mercato per le classi meno abbienti.


Emmanuele Occhipinti
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Una passione per la natura coltivata fin da piccolo mi ha condotto a studiare Scienze dell’Ambiente e della Natura ma, in seguito ad un sogno rivelatorio (se si vuole credere a questa versione), mi sono ritrovato con carta, penna ed un sogno nel cassetto.
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