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Incendi: il controllo degli indigeni può prevenire fenomeni più devastanti

Incendi: il controllo degli indigeni può prevenire fenomeni più devastanti

I fuochi controllati, utilizzati tradizionalmente dai popoli indigeni, possono ridurre la frequenza dei grandi incendi spontanei

Quello dei grandi incendi sembra ormai diventato un appuntamento fisso quando arriva la stagione calda e secca. Si tratta spesso di incendi spontanei, non dolosi o appiccati da metodi indigeni, al contrario di quanto si pensa. Tuttavia, riescono a bruciare migliaia di ettari alla volta e, probabilmente, si sono anche fatti più frequenti a causa del riscaldamento del clima.

In questo scenario, gli incendi artificiali usati tradizionalmente da popoli indigeni di tutto il mondo, vengono spesso visti come la tipica pioggia sul bagnato che proprio non ci vorrebbe. Oggi, però, un nuovo studio sembra confermare proprio il contrario: questi piccoli incendi controllati aiutano a prevenire quelli più distruttivi.

incendi indigeni
Foto: Sippakorn Yamkasikorn@Pexels

Incendi spontanei e incendi controllati: una lunga convivenza

Lo studio è stato condotto nel Sud-ovest degli Stati Uniti, fra Arizona e New Mexico. In queste aree, gli incendi sono un fenomeno non soltanto spontaneo, ma addirittura ciclico: quando annate con un clima più umido vengono seguite da altre con un clima più secco e caldo, si formano sostanze infiammabili di origine vegetale che, sotto l’effetto di alte temperature, possono incendiarsi spontaneamente.

Di pari passo, in queste zone hanno vissuto per millenni popolazioni indigene come Diné (Navajo), Hemish (Jemez Pueblo) e Ndée (Apache). La loro tecnica tradizionale di appiccare piccoli e controllati incendi è sempre stata usata per ripulire e fertilizzare i terreni da destinare all’agricoltura e ai pascoli.

Gli incendi indigeni riducono i fenomeni più distruttivi

I ricercatori si sono concentrati sul periodo storico che va dal 1500 al 1900, e hanno incrociato dati provenienti da quattro tipi di fonti: cicatrici da fuoco, anelli degli alberi, reperti archeologici e tradizioni orali.

Le cicatrici da fuoco si formano sul tronco di una pianta quando il fuoco lo danneggia abbastanza da fermare la crescita in un certo punto, ma non tanto da uccidere la pianta. Col tempo, queste cicatrici vengono coperte dai successivi anelli di crescita: così rimangono registrate dentro il vegetale, e possono fornire indicazioni su quando e in quale parte della stagione di crescita è avvenuto quel certo incendio.

Gli anelli di accrescimento, invece, danno utili informazioni su quanto umida o secca fosse la stagione al momento dell’incendio. Inoltre, mettendo insieme racconti orali, reperti di ceramiche e datazioni al radiocarbonio, è possibile ricostruire dove e quando viveva una certa popolazione, o quando è passata da caccia e raccolta ad agricoltura e allevamento.

Quello che emerso dallo studio è sorprendente. Nei periodi in cui una certa area è rimasta abbandonata, gli incendi spontanei si sono fatti più frequenti. Quando invece è stata abitata, e quindi gli indigeni raccoglievano legname e appiccavano piccoli incendi, la frequenza si è ridotta.

incendi indigeni
Foto: StockSnap@Pixabay

Dal passato una lezione per il futuro

Con un clima che si riscalda, condizioni favorevoli agli incendi spontanei potrebbero diventare più comuni in molte altre parti del mondo. Basti pensare alla Columbia Britannica, in Canada, che ha perso quasi 1 milione di ettari negli ultimi 2 anni a causa di questi incendi.

È anche per questo che, già oggi, sempre più tribù native di Stati Uniti e Canada stanno cercando di reintrodurre nelle loro terre l’antica tradizione degli incendi controllati. Ed è sempre per questo che, secondo gli esperti, le decisioni politiche in tema di gestione degli incendi boschivi dovrebbero tener conto di queste antiche conoscenze.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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